Messico: #YoSoy132 scuote il paese e sfida il sistema 06/15/12
I 108 milioni di messicani che il prossimo 1 Luglio si recheranno alle urne per eleggere il loro nuovo presidente (ma anche le due Camere del Congresso ed i governi ...
Tutto è cominciato lo scorso 11 Maggio, quando 131 studenti dell’Universidad Iberoamericana di Città del Messico contestarono la visita al loro istituto di Enrique Peña Nieto, il candidato del Partido Revolucionario Institucional (Pri), fortemente intenzionato a tornare a Los Pinos per rinverdire i fasti di una formazione politica che è stata ininterrottamente al potere dal 1929 al 2000, prima dei due successi di fila del Partido Acción Nacional, che hanno portato prima Vicente Fox e poi Felipe Caldéron a sedere sulla poltrona presidenziale nel nuovo secolo. Peña Nieto si immaginava tutt’altra accoglienza quando varcò la porta dell’Universidad Iberoamericana, una delle più esclusive del paese, privata, finanziata dai cattolici de La Compañia de Jesús e frequentata dai giovani dell’alta borghesia. Al contrario, 131 studenti lo accolsero al grido di “Fuera Peña”, tanto da costringere il candidato priista ad una fuga precipitosa e non preventivata. Gli studenti contestavano a Peña Nieto la feroce repressione che mise in atto nel 2006 quando, in qualità governatore dello stato di Messico, inviò i battaglioni militari contro la popolazione di San Salvador Atenco, in lotta per scongiurare la costruzione di un aeroporto: era il 2006, l’azione di pulizia dei militari si concluse con due morti e oltre duecento persone in stato di fermo, oltre ad abusi e violazioni dei diritti umani. Inoltre, sotto il governatorato di Peña Nieto (2005-2011), nello stato di Messico sono state assassinate 922 donne (secondo i dati forniti dall’Observatorio Ciudadano Nacional del Feminicidio), mentre disoccupazione ed impossibilità di accedere all’istruzione sono aumentati vertiginosamente. La rivolta scatenata dal movimento #YoSoy132 (traducibile con “io sono il 132esimo”) si è subito guadagnata la definizione di Primavera messicana. Dietro alla contestazione per i fatti di Atenco sta anche il malessere dei giovani messicani: 14 milioni di loro hanno tra i 18 ed i 24 anni, quasi sei milioni vivono sotto la soglia della povertà ed oltre un milione in condizioni di estrema povertà, con entrate mensili che non superano i 70 dollari. I ragazzi di #YoSoy132 sono nati durante il periodo di crisi economica che scoppiò con la sua massima virulenza nel Dicembre 1994, appena un anno dopo che l’allora presidente Salinas de Gortari aveva ratificato il Nafta (North-American Free Trade Agreement), l’area di libero commercio con Usa e Canada, vendendo ai messicani l’illusione che il paese sarebbe entrato nel primo mondo. Durò poco, anzi, dal 1 Gennaio 1994 si materializzò il levantamiento zapatista, e le pratiche di #YoSoy132, movimento apartitico, ma non apolitico, per certi aspetti rappresentano una forma avanzata di zapatismo urbano. Il loro programma contiene uno ya basta generale ai mezzi di comunicazione asserviti al Pri (i principali sponsor di Enrique Peña Nieto sono infatti Televisa e Tv Azteca), ma anche al mix di corruzione, clientelismo e violazione dei diritti umani di cui sono responsabili, in ugual misura, la cricca panista e quella priista. Non si tratta solo di denunciare la pessima qualità dell’informazione in vista delle presidenziali del 1 Luglio, ma raggiungere obiettivi più ambiziosi, tra i quali democratizzare la comunicazione affinché sia realmente trasparente e plurale, coinvolgere i cittadini in modo tale che non partecipino solo passivamente al processo elettorale, comporre un unico mosaico delle tante lotte che attraversano il Messico, dai movimenti delle donne che denunciano il femminicidio nel silenzio generale a quello per la pace, giustizia e dignità del poeta Javier Sicilia, ai giornalisti che si oppongono alla mattanza quotidiana dei loro colleghi, per giungere alle minoranze sessuali, alle rivendicazioni di operai e campesinos, alle battaglie delle comunità opposte a dighe e miniere. Inoltre, #YoSoy132 intende vigilare attentamente per evitare una nuova fraude elecoral, come quella che, nel 2006, privò Andrés Manuel López Obrador (popolarmente conosciuto come Amlo), candidato per il Partido de la Revolución Democrática (Prd, centrosinistra), di una vittoria certa per uno scarto minimo di voti in seguito a brogli che spinsero un’ampia parte dei movimenti ad occupare il centro di Città del Messico per almeno sei mesi. E’ già prevista la toma di strade e piazze se il prossimo 2 Luglio sarà evidente una nuova frode elettorale, avverte #YoSoy132. Amlo è di nuovo candidato alle presidenziali, sempre per il movimento perredista, e in molti hanno pronosticato una sua vittoria in contemporanea con l’apparizione sulla scena di #YoSoy132, prima della quale era previsto un successo di Enrique Peña Nieto, o al limite, la triste prospettiva di un ballottaggio con l’altra destra, quella del Partido Acción Nacional, che schiera Josefina Vázquez Mota. In realtà #YoSoy132, che da movimento principalmente studentesco ha contato in breve tempo sull’adesione di un ampio fronte di organizzazioni sociali, ha dichiarato fin dall’inizio di non volersi appiattire su Amlo ed il suo Prd, partito non esente da ambiguità e attraversato al suo interno da fazioni in lotta tra loro. Di certo #YoSoy132 rifiuta le due destre in campo, quella priista di Peña Nieto (sponsorizzata dall’ex presidente Salinas De Gortari) e quella panista, autodefinita dalla stessa Josefina Vázquez Mota come “cattolica, imprenditoriale e conservatrice”. Amlo ed il suo Movimiento de Regeneración Nacional godono di una certa simpatia da una parte di #YoSoy132, ma il movimento non ha la funzione di serbatoio di voti per il candidato perredista, per quanto sia l’unico senza scheletri nell’armadio, e sono in molti ad esprimere il loro rifiuto verso tutta l’attuale classe politica, sul modello degli indignados spagnoli. I 131 dell’Universidad Iberoamericana non hanno girato un video su You Tube solo per mostrare la loro tessera universitaria e smentire così l’accusa di essere manovrati dai partiti di opposizione al Pri, ma lo hanno fatto (nonostante minacce e intimidazioni) per smascherare la faccia di un regime politico “repressivo, violento, autoritario e corrotto”. Il Messico potrebbe essere alla vigilia di un grande e significativo cambiamento. Nel 1968 gli studenti scesero in strada con docenti, intellettuali ed operai per protestare contro il governo di Gustavo Díaz Ordaz e culminato con il massacro del 2 Ottobre in Piazza delle Tre Culture, mentre il 10 Giugno 1971, sotto la presidenza di Luis Echeverría, un’altra manifestazione studentesca in ricordo della strage di Tlatelolco fu stroncata da squadre antisommossa dell’esercito che uccisero oltre cento studenti.
Con l’avvicinarsi al 1 Luglio #YoSoy132 continua a crescere in tutte le città del paese: la Primavera messicana sfida il sistema e non intende tornare indietro.
Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l’autore.
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