SPAGNA: Rivendicazioni dalle facoltà. 16 punti per il #17N
Traduciamo e pubblichiamo un elenco di rivendicazioni redatto dagli studenti e delle studentesse del movimento “Toma la facultad” in Spagna, in vista della mobilitazione internazionale del 17 novembre. Qui trovate l’originale.
Rivendicazioni dalle facoltà. 16 punti per il #17N
Tavola delle rivendicazioni
1. Blocco effettivo e immediato del processo di implementazioni dello Spazio Europeo di Istruzione Superiore e dello Spazio Europeo di Ricerca, così come di tutte le riforme contenuti nella “Strategia Università 2015” del governo, apertura di un dibattito pubblico all’interno della comunità accademica sul futuro dell’istruzione superiore.
2. Blocco dell’attuale processo di riduzione e dequalificazione dei corsi di laurea, che si situa nel Processo di Bologna. Per quello esigiamo l’abolizione del Regio Decreto del 29/10/07, che stabilisce l’ordinamento degli insegnamenti universitari, così come dei precedenti Regi Decreti su laurea e post-laurea del 2005.
3. Abolizione del Regio Decreto dell’ECTS, dato che questo sistema di crediti impone la figura dello studente a tempo piene e rende incompatibile lo studio con altre attività.
4. Rifiutiamo l’aumento delle tasse d’iscrizione, come la penalizzazione economica ai fuori corso e rivendichiamo il congelamento e l’abbassamento progressivo delle tasse fino ad arrivare alla gratuità.
5. Ci opponiamo al finanziamento privato, che è condizionato a criteri diversi da quelli della comunità accademica, e esigiamo l’incremento della spesa pubblica per l’istruzione fino ad arrivare al 7% del PIL.
6. Abolizione delle esenzioni fiscali alle famiglie i cui figli frequentani corsi di insegnamento privati, dato per ogni studente della scuola superiore privata a Madrid c’è uno sgravo di 909 euro, arrivando a un totale di 90 milioni di euro che l’amministrazione pubblica rinuncia a incassare.
7. Esigiamo l’eliminazione dei prestiti d’onore e un aumento dello stanziamento per la borse di studio. Rifiutiamo la strumentalizzazione delle borse di collaborazione studentesca per coprire posti di lavoro.
8. Rifiutiamo nettamente le riforme della struttura di governo degli atenei contenute nella EU2015, che determinano un controllo determinante e unilaterale del loro funzionamento da parte delle più potenti società commerciali. In questo senso, rifiutiamo l’intervento nell’università di qualsiasi soggetto esterno del potere economico o politico, e pertanto esigiamo l’abolizione del Consiglio Sociale e della ANECA.
9. Ci opponiamo all’imposizione alla comunità accademica di una normativa sul lavoro subordinata ai criteri del profitto, e perciò: a) rifiutiamo la precarizzazione generalizzata di tutti i contratti di docenza e ricerca prevista dal nuovo Statuto del Personale Docente e di Ricerca e di tutti i contratti tecnici e amministrativi previsti dal nuovo statuto del PAS, che provoca inevitabilmente un abbassamento della qualità del lavoro nell’università. b) rifiutiamo i tagli al bilancio e ai diritto che hanno lasciato per strada migliaia di professori di scuola superiore e aumentato il carico del lavoro degli altri. c) esigiamo la riammissione senza condizioni di tutti/e i/le docenti licenziati/e e rivendichiamo un aumento progressivo dei posti di insegnamento in funzione degli studenti iscritti.
10. Rifiutiamo nettamente il progetto Campus di Eccellenza Internazionale, dato che comporta:
a) il funzionamento delle università come imprese chiamate a competere tra loro per attrarre gli studenti/clienti, offrendo propri titoli e liberalizzando la contrattazione del personale, e per raccogliere finanziamenti privati in funzione di profitti esterni all’istituzione.
b) la subordinazione di una parte crescente del finanziamento pubblico al successo dei centri nell’ottenimento di fondi dalle imprese private.
11. Esigiamo l’abolizione del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, perché è un organo burocratico e antidemocratico che non rappresenta gli interessi degli studenti e delle studentesse, e rivendichiamo una partecipazione diretta e determinante degli studenti e delle studentesse alle politiche dell’istruzione, in cui si includa una carta dei diritti più ampia che comprenda diritti fondamentali come il diritto allo sciopero, e che sia vincolante per tutte le università.
12. Coerentemente con il punto precedente, esigiamo che ogni riforma dell’istruzione debba essere legittimata da un referendum vincolante di tutta la comunità accademica.
13. Esigiamo l’eliminazione dell’attuale Master di Formazione all’Insegnamento, che significa una scelta netta per l’impoverimento della formazione del futuro insegnante, oltre che una barriera economica all’accesso a quella professione; e proponiamo la sua sostituzione con un modello simile al MIR, con stage retribuiti in scuole superiori pubbliche.
14. Rifiutiamo l’adattamento della scuola superiore al modello elitario ed escludente dell’università di EU2015, che si concretizza nella modifica della Prova di Accesso all’Università mediate il regio decreto 1892/2008, la sua successiva modifica nel regio decreto 558/2010, e la sua definitiva trasformazione con la circolare EDU/3242/2010, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 17 dicembre 2010. Esigiamo l’abolizione di questo decreto e delle sue successive modifiche, il cui obiettivo si può riassumere in:
a) Scelta da parte delle università dei parametri di ponderazione dei corsi della parte specifica della PAU, che comporta la scelta degli studenti da parte delle università.
b) Imposizione di maggiori barriere al libero accesso all’università pubblica alla popolazione studentesca in generale e in particolare a quella proveniente della formazione professionale, i quali, se volessero arrivare a 14 punti, dovrebbero nella parte specifica dare esami degli insegnamenti previsti dal corso di laurea.
15. Esigiamo l’abolizione della nuova Legge della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione, dato che sottopone la ricerca universitaria agli interessi venali delle imprese più forte di ogni settore produttivo:
a) valutando la pertinenza delle ricerca in base a criteri di redditività extrascientifici che tutti gli esperti rifiutano.
b) subordinando, mediante la rendicontazione, il finanziamento pubblico delle ricerche all’ottenimento di risultati economicamente vantaggiosi per essere comprati da un’impresa privata che li introduca nel tessuto produttivo; cosa che inoltre comporta un trasferimento di capitale pubblico al settore privato.
c) incentivando la mobilità dei ricercatori tra il settore pubblico e il settore del privato; ciò implica la flessibilizzazione e la precarizzazione dei loro contratti, che si realizzano in funzione del profitto che i loro progetti possano produrre per l’impresa che li deve brevettare e commercializzare, così come, ancora, una fuga di risorse pubbliche per lo sviluppo di ricerche che devono produrre profitti privati.
15. Esigiamo la retribuzione degli stage, per evitare lo sfruttamento e il lavoro non remunerato.
16. Al fine di garantire la mobilità degli studenti in Europea, esigiamo l’aumento dello stanziamento destinato alle borse Erasmus.