CAMPANIA – “Dove andiamo? Ora lo sappiamo!” Consultazione studentesca in Campania 01/31/13
“Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare” – così si chiamava la consultazione studentesca che abbiamo lanciato a settembre con lo scopo di far emergere i disagi e i ...
“Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare” – così si chiamava la consultazione studentesca che abbiamo lanciato a settembre con lo scopo di far emergere i disagi e i problemi delle scuole in Campania.
Il questionario, che è arrivato sui banchi di più di 10.000 studenti delle cinque diverse provincie, pur rappresentando un dato parziale, riesce ad evidenziare i problemi e le necessità maggiormente avvertite dalle studentesse e dagli studenti della regione.
Dalle risposte emerge come sia i giovanissimi che coloro che stanno per accedere al mondo universitario risultino essere preoccupati per la società in cui vivono quotidianamente. Da qui nasce la preoccupazione espressa dal 48% degli studenti “interrogati” che dichiara che il primo ambito da migliorare nel sistema scolastico è la parte dedicata agli stage. Tale risposta, infatti, rappresenta in pieno la paura dei cosiddetti “figli della crisi” di restare esclusi dal mondo del lavoro, che diventa sempre più chiuso e discriminante.
Gli stage, formativi e lavorativi, dovrebbero fungere proprio da tramite tra la scuola e il mondo del lavoro, soprattutto per coloro che frequentano istituti professionali. Tale dato viene altresì aggravato da una successiva risposta che riporta che più della metà degli studenti (51%) non ha diritto ad attività di stage durante il proprio percorso formativo, mentre più di uno studente su 5 della restante metà denuncia come questi momenti risultino essere occasione di sfruttamento e, quindi, di semplice manodopera a basto costo.
Altro diritto leso è quello del diritto allo studio, avvertito dal 45% della popolazione studentesca, che denuncia fortemente la gravissima situazione dei trasporti nella nostra regione: il 61% degli studenti afferma che il servizio pubblico è inefficace per numero e orario delle corse e che a questo va aggiunto un costo medio del biglietto che si pone come deterrente al diritto allo studio e denunciato da quasi il restante 20%. Risulta, quindi, preoccupante da quanto emerge dalla consultazione che su 100 ragazzi interrogati 80 denuncino i problemi legati al costo e\o alle corse dei mezzi pubblici, 15 non viaggino e solo 5 di essi possono dirsi soddisfatti del sistema dei trasporti pubblici in Campania.
Didattica e valutazione erano, invece, altri due campi d’indagine della consultazione e non fanno altro che confermare una problematica più volte denunciata da noi studenti: la didattica e i programmi che non tengono conto delle inclinazioni degli studenti . Le metodologie di insegnamento sono vecchie e sono la prima causa di disinteresse alle lezioni per il 50% degli studenti e, se a questi si aggiungono programmi ministeriali che non toccano tematiche attuali o comunque risultano distanti dal mondo reale, arriviamo a notare che solo poco più del 15% degli studenti Campani ritiene soddisfacente la didattica nelle proprie aule; fino ad arrivare all’incredibile dato di Caserta dove solo 1 studente su 100 afferma che i tradizionali metodi di insegnamento sono proficui. Così come la didattica non suscita interesse, la valutazione non rispecchia il percorso formativo dello studente che ne richiede una più ampia (51%) o magari un giudizio narrativo (36%). E se la valutazione fa risultare che lo studente è carente in qualche materia? La risposta della scuola italiana è quella di riportare il ragazzo in questione nello stesso ambiente in cui ha maturato la lacuna (45%) o quello di cercare di fargli recuperare durante l’orario di lezione risultando un danno per lui e per il resto della classe (24%).
Il quadro proposto non risulta affatto essere quello di un paese che dice di vedere nella cultura un fondamentale passo per il proprio futuro, bensì rappresenta un’ancora che lo tiene legato al proprio passato. Spezzare questa catena è quello che si propongono le studentesse e gli studenti della nostra regione trovando, dall’altra parte, solo presidi autoritari, spazi chiusi e indifferenza. La partecipazione è ciò di cui necessita la nostra scuola, luoghi decisionali e paritetici come richiesti da più della metà degli studenti per andare a distruggere l’indifferenza dei propri coetanei e non solo.
Scoprire e capire il problema è il primo passo per proporne il rimedio.
La destinazione la sappiamo, ora dobbiamo solo andare.
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