Le prove INVALSI che il Ministero ha somministrato ieri sono state contestate da molti studenti e insegnanti in numerose scuole d’Italia.
Con le prove Invalsi – istituto ministeriale che come tale non può essere definito indipendente – il ministro Gelmini sta andando a costruire un sistema perverso pseudo-meritocratico intrecciato a una forte discriminazione delle situazioni di difficoltà, unita a un soffocante appiattimento dei processi di apprendimento su un modello unico definito dal vertice ministeriale. Dietro a tutto ciò non c’è una visione scientifica, ma un preciso progetto politico che mira a indebolire la libertà di insegnamento.
Ancora una volta noi studenti veniamo identificati come cifre su dei libri contabili, la valutazione risponde sempre meno allo stimolo da parte del docente delle criticità e potenzialità dello studente, e sempre più a criteri massificati ed uniformati. Mentre noi rivendichiamo processi valutativi innovativi in cui sia lo studente stesso a mettersi in gioco con il docente e con i suli compagni di classe attraverso meccanismi orizzontali, il MIUR ingabbia sempre più l’apprendimento in grigie caselle da riempire secondo criteri individuati in luoghi chiusi e lontani da quelli che sono i problemi reali della scuola.
Il primo effetto disastroso di questo test è già visibile: la “corsa al premio” fra scuole ha scatenato reazioni antidemocratiche, repressive e talvolta letteralmente illegali dei dirigenti scolastici. Si va dalla mancanza di una corretta e completa informazione ai procedimenti disciplinari: se i collegi docenti non sempre hanno avuto la possibilità di esprimersi, ma gli studenti studenti vengono invece schiacciati dall’opacità di norme non chiare (il Ministero non ha la facoltà di imporre direttamente il test), e da dirigenti che spesso dimenticano che il rispetto per l’altro è un dovere che nella scuola si basa sulla reciprocità e non sull’autorità.
È emblematico il caso dell’Liceo Artistico – Istituto d’Arte “Roma 2″ di Roma nel quale più di quaranta studenti hanno lasciato il test Invalsi in bianco. La protesta è stata spontanea ed è partita nel momento in cui gli alunni si sono accorti che il quiz non era anonimo, come era stato loro detto, ma veniva ricondotto a un identificativo; inoltre venivano richieste informazioni personali sulle quali i ragazzi, tutti minorenni, non si sarebbero potuti esprimere trattandosi di dati coperti da privacy. La Preside della scuola si è rifiutata più volte nella giornata di ascoltare le domande di chiarimento e confronto dei ragazzi e ha sospeso decine di studenti da un giorno all’altro per tre giorni. Quanto accaduto è di una gravità sconcertante in quanto viola l’art. 4 comma 6 della legge 249 / 1998 poiché la sanzione disciplinare sarebbe dovuta partire dal Consiglio di Classe e non dalla Presidenza.
L’Unione degli Studenti sostiene tutti gli studenti e le studentesse che stanno subendo provvedimenti disciplinari ingiusti e invita pertanto studenti e famiglie a rivolgersi a per unire in un’unica vertenza nazionale tutti i casi analoghi tramite lo sportello sindacale
SOS DIRITTI.