No Tav, non ci fermiamo: a sarà dura! 12/11/11
L’8 dicembre 2011, anniversario della riconquista del presidio di Venaus avvenuta nel 2005, si è svolta una grande manifestazione per rilanciare la protesta contro la linea ferroviaria TAV. Ben tre ...
L’8 dicembre 2011, anniversario della riconquista del presidio di Venaus avvenuta nel 2005, si è svolta una grande manifestazione per rilanciare la protesta contro la linea ferroviaria TAV. Ben tre cortei hanno percorso le strade tra i comuni di Susa, Giaglione e Chiomonte e hanno visto la partecipazione di svariate migliia di persone.
Il corteo partito da Susa e diretto verso l’autoporto, già teatro di un presidio notav nel 2010, si è svolto senza particolari incidenti, occupando parte dell’autostrada che attraversa la val Susa.
I cortei partiti invece da Chiomonte e da Giaglione con obiettivo le reti del cantiere hanno invece incontrato una forte resistenza da parte delle forze dell’ordine. Ci sono stati numerosi e fitti lanci di lacrimogeni al gas CS (usati durante il G8 di Genova, estremamente tossici e vietati nelle guerre internazionali) che hanno portato al ferimento di almeno 6 manifestanti, di cui uno minorenne, e allo sviluppo di un piccolo rogo nei boschi circostanti. Inoltre si è assistito ad una vergognosa gestione della situazione da parte delle forze dell’ordine, totalmente incurante della sicurezza delle persone (uso di idranti, lanci di lacrimogeni ad altezza uomo, manifestanti rincorsi nei stretti sentieri di montagna e addirittura nei guadi dei fiumi).
Questa è solo l’ultima data di una lotta che prosegue ormai da 20 anni, nei quali si è sempre ribadita la contrarietà a questa opera per numerosi motivi (da quelli ambientali a quelli più strettamente economici).
Dal punto di vista economico, il TAV viene sempre difeso come “opera necessaria per l’Italia per il suo sviluppo economico”, in realtà la val Susa dispone già di una rete ferroviaria utilizzata ben al di sotto della sua capacità. Un altro dato che smentisce questo concetto è che con la apertura del traforo del San Gottardo in Svizzera, buona parte del traffico merci lo utilizzerà, rendendo di fatto inutile la costruzione del TAV. Ma soprattutto ha senso realizzare, nella situazione di crisi attuale, un opera che costerà all’Italia almeno 40 miliardi di euro, circa 5000 euro al cm?
Sempre da questo punto di vista si devono aggiungere le spese dell’enorme schieramento di forze dell’ordine presente ogni giorno in val Susa, si è stimata una cifra di circa 90000 euro al giorno.
Si tenga anche conto che dal punto di vista ambientale la Val Susa è già fortemente antropizzata (al momento attuale sono presenti una autostrada, una ferrovia e due importanti strade statali), la costruzione di un opera come il TAV prevede la realizzazione di un tunnel di base lungo oltre 50km. Ciò comporterà un spostamento enorme di materiale di scarto e modificherà il già precario habitat naturale della valle e anche a molti disagi per i residenti della valle (il tempo stimato di costruzione dell’opera supera i 15 anni).
La protesta contro il TAV continuerà ancora nelle prossime stagioni e rappresenta uno dei migliori esempi di come la popolazione può lottare unita e cambiare il modello di sviluppo di questo Paese.
A sarà dura!
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