No alle pacche sulle spalle. Si ai fatti! 10/14/14
Le manifestazioni del 10 ottobre hanno ricevuto un forte sostegno da associazioni e sindacati come Arcigay, Cobas, FLC-CGIL, Per la Scuola della Repubblica ma anche da partiti politici come SEL, Rifondazione, ...
Le manifestazioni del 10 ottobre hanno ricevuto un forte sostegno da associazioni e sindacati come Arcigay, Cobas, FLC-CGIL, Per la Scuola della Repubblica ma anche da partiti politici come SEL, Rifondazione, L’AltraEuropa con Tsipras e il Movimento 5 Stelle.
Pensiamo che un sostegno così ampio evidenzi le buone ragioni di venerdì scorso, consideri lo straordinario percorso #entrainscena che continua ad avanzare e dia centralità agli studenti, vedendoli come soggetto in grado di far scattare una scintilla per la costruzione di un’opposizione sociale nel Paese. I più di 100 mila giovani scesi in piazza il 10 ottobre non chiedevano soltanto un passo indietro rispetto a La Buona Scuola e al Jobs Act, che rappresentano l’apogeo delle politiche neoliberiste volte ad appiattire le scuole alle esigenze di un mercato del lavoro che non investe in alte competenze ma che richiede soltanto precari usa e getta, come confermato dai pilastri della legge delega, ma anche una serie di proposte per cambiaredalle fondamenta le politiche sulla scuola e sul lavoro del Paese.
Agli studenti però non basta il sostegno. Non siamo i “giovani” alla ricerca di pacche sulle spalle, non siamo lo strumento di nessuno per allargare il proprio consenso. Renzi lancia il definitivo attacco ai diritti all’interno dei luoghi di lavoro dicendo che lo sta facendo per noi, per le tante Marta che oggi sono escluse dalla cittadinanza, dalla previdenza, dal welfare, dal diritto allo studio e al lavoro. Non accettiamo che il Governo ci utilizzi per scusare delle riforme ingiuste, come non accettiamo che anche chi sostiene le nostre lotte si limiti ad un articolo o a delle dichiarazioni. Diciamo questo perché pensiamo che si possa ambire a rappresentare delle istanze soltanto se si prova a cambiare le cose realmente, anche attraverso le aule parlamentari. La frattura tra le nostre generazioni e le istituzioni è frutto di vari fenomeni degli ultimi decenni, certo. Ma interrogarsi su quale sia il modo per ridare un senso all’impegno all’interno delle istituzioni crediamo sia una priorità.
Lo diciamo con chiarezza: d’ora in poi dovranno essere i movimenti sociali a determinare le scelte politiche. Non può esistere l’autonomia del politico, non concepiamo la politica come un campo di mediazione al ribasso sulla sostanza e di cronica annuncite mascherata da parteggiamento nell’immagine. Non ci interessano capi popolo o forze che provino a pescare voti tra i movimenti, ma vogliamo i fatti concreti, senza se e senza ma. Perciò non ci esimiamo dall’offrire sin da subito dei campi sui quali misurare il proprio sostegno effettivo alle mobilitazioni studentesche.
Andiamo con ordine. Da tempo rivendichiamo una Legge Nazionale sul Diritto allo Studio che ponga fine alle disparità presenti sul territorio nazionale in termini di servizi e prestazioni erogate e che sancisca a cosa gli studenti hanno diritto per accedere all’istruzione in tutto il paese in maniera universale e di quali finanziamenti ogni Regione si debba dotare per garantirlo. La legge è stata già depositata in Parlamento ed è condivisa da tutto il Forum Nazionale delle Associazioni Studentesche: sarà il caso di sostenerla anche a fronte delle drammatiche percentuali di dispersione scolastica presenti nel Paese?
In secondo luogo vi sfidiamo su un altro campo. Nel 2006 è stata elaborata una legge d’iniziativa popolare sulla scuola frutto di una scrittura collettiva di docenti, studenti, Ata e genitori. Questa legge ha raccolto 100 mila firme e da poco è stata ripresentata alla Camera e al Senato, sostenuta da esponenti di partiti diversi. Il Comitato per la Riproposizione della Lip si sta battendo affinché questo disegno di legge, che a nostro parere risponderebbe ai tanti problemi del nostro sistema formativo e favorirebbe la costruzione di un altro modello di scuola, plurale, laica, democratica e accessibile a tutti venga messo al centro della discussione parlamentare e diffuso e analizzato scuola per scuola.
Ci limitiamo a queste due proposte, non perché non vi siano altri campi sui quali poter agire, dal Sistema Nazionale di Valutazione all’edilizia scolastica. Ci limitiamo a queste due proposte perché pensiamo che siano due obiettivi raggiungibili che rispondono ai bisogni espressi nelle piazze del 10 ottobre dagli studenti che rivendicavano l’istruzione gratuita, diritti, reddito di formazione, spazi e un contrasto netto alle politiche precarizzanti.
Vi aspettiamo al varco.
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