Edilizia scolastica: a che punto siamo? 09/02/13
Riavvolgendo il nastro degli ultimi 18 anni la situazione dell’edilizia scolastica può senza dubbio definirsi peggiore. Se infatti nel 1996 con la legge 23/1996 veniva inaugurato un quinquennio di investimenti ...
Riavvolgendo il nastro degli ultimi 18 anni la situazione dell’edilizia scolastica può senza dubbio definirsi peggiore. Se infatti nel 1996 con la legge 23/1996 veniva inaugurato un quinquennio di investimenti per 3 MLD di euro articolati in 12000 interventi in tutt’Italia, negli anni successivi gli investimenti sono stati scaglionati non in funzione della situazione complessiva dell’edilizia scolastica, ma solo nelle situazioni di emergenza, in particolar modo in occasione di terremoti devastanti.
La legge 23/1996 istituiva tra le altre l’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica, che ad oggi stenta ancora a partire e che chiaramente non è mai stata completata. La stima del Ministero delle Infrastrutture per la messa in sicurezza delle scuole è di 13 MLD di euro, di cui 1,6 MLD di euro solo nelle zone sismiche ed un altro miliardo nelle zone a rischio terremoti.
Nel 2004, in seguito alla strage di San Giuliano in Puglia, vengono stanziati 1,4 MLD di euro, di cui ad oggi solo l’8% (120 MLN di euro) sono stati indirizzati in interventi realizzati e 630 MLN sono in via di utilizzo.
Inoltre in seguito al terremoto dell’Aquila del 2009 sono stati stanziati 226 MLN di euro per le scuole dell’Abruzzo.
FONDI BLOCCATI
Un’enorme mole di risorse risulta ancora fermi. Degli investimenti del 2004 ancora 467,9 MLN di euro risultano bloccati. Per quanto riguarda il 2006 invece restano ancora da spendere 80 dei 296 MLN di euro previsti. Se invece andiamo a vedere il piano stralcio varato nel 2012 e dedicati alle scuole del Mezzoggiorno, le risorse sono state messe a disposizione solo nel giugno 2013 e neanche tutte a “cassa”, infatti la disponibilità effettiva è del 45%.
La 23/1996 prevedeva anche un particolare filone di investimenti attraverso la concertazione con gli enti locali: le regioni avevano la possibilità di indirizzare i finanziamenti statali sulla base di graduatorie in cui si individuava la priorità d’intervento. Questo si è esaurito nel 2002 rientrando in un’ottica centralistica di investimento, lontana dai bisogni dei territori. Questo è avvenuto poichè dal 2002 in poi gli interventi sono stati sostituiti dal finanziamento del CIPE attraverso una costola del piano Grandi Opere nella Legge Obiettivo.
La buracrazia e le norme non sono realizzate in un’ottica complessiva ma spesso si intralciano vicendevolmente. Ad esempio rispetto al piano di dicembre 2004 addirittura tre anni dopo, con la finanziaria del 2007, viene autorizzato l’accesso ai mutui per comuni e province per poter utilizzare i contributi assegnati.
PROBLEMI BUROCRATICI
Non aiuta neanche il Patto di Stabilità interno. Come denuncia infatti l’UPI (Unione delle Province Italiane), dei 727,8 MLN di euro programmati complessivamente dalle province nel 2013 si sono potuti spendere solo 212 MLN (circa il 71% in meno).
NOVITA’
Attraverso l’appena approvato D.L. 69/2013 “Decreto del Fare” vengono stanziati 450 MLN di euro per l’edilizia scolastica che confluiranno nel “Fondo Unico per l’Edilizia Scolastica” riunificando un contenitore unico e riattivando la strategia di intervento coordinata con gli enti locali (regioni), nel caso in cui le regioni non individuino in tempi utili le priorità di intervento scatterà il commissariamento per l’ente ritardatorio, come sancito dalla Conferenza Stato-Regioni del 1°agosto. Chiaramente 450 MLN di euro sono una goccia, tanto quanto 1,4 MLD di euro stanziati dal 2004 ad oggi a fronte dei 13 MLD di euro per la sola messa in sicurezza delle scuole. Non apriamo invece il campitolo dell’ammodernamento e dell’innovazione delle strutture, laboratori e servizi.
Fonte dati: Il Sole 24 Ore
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