In queste settimane si è notata una reazione decisamente scomposta e disorientata da parte delle scuole, soprattutto dei licei che si ritrovano in immensa difficoltà nel trovare strutture adeguate e coerenti con il percorso formativo; infatti sono molti gli esempi di studenti che hanno compiuto esperienze non attinenti al loro percorso oppure di soluzioni molto fantasiose come il fatto che vengano calcolate forfettariamente le ore impiegate nella rappresentanza d’istituto e di classe come esperienze di alternanza scuola lavoro.
Non mancano esempi ancor più negativi, come già denunciavamo l’anno scorso, di studenti costretti a fare queste esperienze in aziende che devastano il territorio, oppure l’esempio dell’Ufficio Scolastico della Lombardia che ha siglato un protocollo per svolgere l’alternanza scuola lavoro nelle parrocchie, tale da far sembrare il progetto più simile ad un’esperienza di volontariato che ad una di reale formazione, che dovrebbe essere funzionale ad implementare quel saper fare che manca sempre di più nelle scuole italiane.
Ancor più preoccupanti sono le affermazioni del presidente di Assolombardia “Le scuole pensano a se stesse, i professori pensano a se stessi. Devono invece pensare ai ragazzi. Dobbiamo mettere il mondo della scuola e quello del lavoro vicini, senza pensare che uno sia nemico dell’altro, bensì pensando che siano alleati”, che ci fanno pensare sempre di più ad un rapporto malato con le aziende fatto sempre più di lavoro gratuito e non di formazione qualificata.
A questo si collega un’enorme mancanza per una buona alternanza scuola lavoro, ossia la “Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti in alternanza”. Su quest’ultima il Ministero dell’Istruzione non da risposte da mesi e la prima versione presentata evidenziava molte mancanze e una tutela molto blanda degli studenti. Tra le tante mancanze evidenziamo la non previsione di una partecipazione studentesca nella determinazione dei concordati tra scuole e aziende; e anzi si è arrivati al punto che il Ministero ha preparato un fac simile di concordato scuola e azienda in cui le priorità didattica sono specificate in modo molto vago e generico che se adottato realmente dalle scuole dimostrerebbe la poca cura nel determinare il percorso formativo degli studenti ricadendo in un’esperienza per nulla formativa.
Il discorso sull’alternanza scuola non può prescindere dal discorso più complessivo sulle aziende in cui gli studenti vanno a svolgere queste esperienze, aziende che spesso non svolgono formazione ( secondo i dati Isfol solo nel 45% delle aziende si svolge formazione permanente per una media oraria di sole 21,1 ore ) e hanno grandi quantità di personale precario che quindi per definizione è inadatto a fare formazione. Un altro capitolo va aperto sull’alternanza scuola lavoro svolto in aziende che hanno forte responsibilità nelle devastazioni ambientali o che hanno collusioni con la criminalità organizzata.
Probabilmente, gli esempi più negativi dell’alternanza scuola-lavoro come determinati nella legge 107, si vedranno quest’estate in quanto, venendo implementata la possibilità di svolgere queste esperienze durante le sospensioni dell’attività didattiche, vedremo studenti trattati come lavoratori stagionali e non come studenti, soprattutto nei settori turistici e alberghieri.
In questo quadro uno step importantissimo sarà la battaglia referendaria per l’abolizione dell’obbligo delle 200 e delle 400 ore per restituire titolarità alle scuole sul monte orario. L’eliminazione di questa imposizione per le scuole andrebbe di sicuro a risolvere una parte dei problemi che si sono presentati durante quest’anno. Ovviamente questa misura non andrebbe a risolvere totalmente i problemi su cui andrebbe compiuto un intervento legislativo più ampio come spieghiamo nelle nostre proposte.
Proposte altra scuola—> http://goo.gl/bCQONP
Manuale della Scuola ribelle, proposte per l’alternanza scuola lavoro—> http://goo.gl/cLM4bp
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