Oggi è stata una giornata storica. Assieme ai lavoratori anche gli studenti sono scesi in piazza nella giornata dello sciopero generale della scuola. In 25mila a Roma, 20mila a Milano, 15mila a Bari, 5mila a Cagliari, 10mila a Palermo, 5mila a Catania e tante altre migliaia in tante altre piazze del Paese, da Torino a Bologna. Siamo tornati in piazza per dimostrare una comune contrarietà al ddl scuola del Governo Renzi, promuovendo gli spezzoni sociali “La scuola e la democrazia sono #nellenostremani”. Renzi ha trovato non solo studenti, genitori, insegnati, personale ATA, ma tutta la cittadinanza unita contro il ddl scuola. Questo ddl propone un modello di scuola autoritario, succube dei privati, che legittima le disuguaglianze invece che abbatterle. A nostro avviso rispecchia l’idea di Paese propria del Governo e ripropone lo svilimento della democrazia che abbiamo visto concretizzarsi sempre più in questi mesi, ponendo il ricatto dei tempi e delle assunzioni per impedire una puntuale discussione della riforma e proponendo deleghe in bianco sui temi più fondamentali. Il Governo rifiuta l’ascolto e propone una scuola totalmente contraria alle proposte dell’AltraScuola, scritte dagli studenti negli ultimi mesi. Siamo scesi in piazza per chiedere il ritiro del ddl, poiché basato su principi di competizione, svendita della scuola pubblica e disuguaglianza, e proponiamo altre priorità: un nuovo diritto allo studio col fine di raggiungere la piena gratuità dell’istruzione; un’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata; finanziamenti per il rilancio della scuola pubblica; una riforma della valutazione in chiave democratica; investimenti sostanziosi sull’edilizia scolastica; un ripensamento radicale dell’autonomia scolastica; una riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica. Anche gli studenti universitari ed i tieffini erano in piazza oggi. Hanno chiesto un sistema lineare di accesso all’insegnamento ed abilitazione, mentre nel ddl “Buona Scuola” vi è solo una delega in bianco. Inoltre pensano che la riforma della scuola rispecchi le indiscrezioni che stanno emergendo sulla futura riforma dell’università: l’aumento della quota premiale fino al 30%, mettendo ulteriormente in competizione gli Atenei, e l’implementazione dello strumento del “Prestito d’Onore”. Ciò significa continuare a favorire le disuguaglianze e non capire nulla delle reali esigenze dell’università italiana. Come sulla scuola occorre ripartire dal diritto allo studio universale! E’ necessario costruire una riscossa democratica a livello europeo che parta dalla gratuità dell’istruzione, dal reddito minimo, da un lavoro di qualità e pagato, dalla definizione di un modello di sviluppo fondato sulla giustizia ambientale, sulla democrazia dei territori, sulla rottura con le politiche di austerità. Il Governo non può pensare di compiere ulteriori forzature democratiche. Stiamo mobilitando non solo il mondo della conoscenza ma tutto il Paese a favore di un’idea nuova di scuola, democrazia e lavoro. Questo pomeriggio al termine del massivo corteo sindacale e studentesco le studentesse e gli studenti dell’UdS, di Link e della Rete della Conoscenza si sono riuniti nei pressi della sede nazionale del Partito Democratico in via Sant’Andrea delle Fratte a Roma per portare la voce della piazza e svegliare, con il rumore delle pentole sbattute, un partito sordo alle istanze sociali. “Ci sono tante persone che oggi protestano, noi ascoltiamo, perché è giusto ascoltare, parlare”, ma “siamo il primo governo che mette 3 miliardi sulla scuola”, ha dichiarato Renzi questa mattina in risposta alla massiva mobilitazione. Noi rispondiamo invece che la democrazia si pratica senza se e senza ma. Noi oggi siamo andati al Nazareno a fare rumore per portare alle loro orecchie sorde le grida del corteo di oggi, dei docenti, degli studenti, del personale ATA e dei cittadini che vi hanno preso parte. Abbiamo provato a portare i colori e le istanze di un corteo pieno di persone, contenuti e colori sotto la sede di un partito ormai vuoto e chiuso nelle sue stanze. Siamo stati bloccati dalle forze dell’ordine, nella piena conferma di una gestione di piazza e della democrazia autoritaria e reticente all’ascolto vis-a-vis, nella quale la scuola, la democrazia e la politica vengono esercitate con il confronto demagogico in 140 caratteri di un tweet del Premier. Abbiamo quindi lasciato le nostre mani sugli scudi della polizia e per terra, a simboleggiare la nostra presenza, colorata ma persistente e ostinata. Il nostro rumore è riuscito a far sì che fossimo ricevuti dall’Onorevole Orfini. Oggi abbiamo registrato un’apertura tardiva al confronto e non un’apertura al cambiamento radicale rivendicato dalle piazze dello sciopero da parte del PD. Non possiamo inoltre tollerare che il PD sia ancora chiuso rispetto ad alcune delle nostre rivendicazioni chiave e che si continui a procedere per delega sui temi più fondamentali per la scuola: diritto allo studio, governance, valutazione, reclutamento, revisione del Testo Unico.

A fronte di questo non possiamo che continuare a rivendicare il blocco totale del disegno di legge e l’apertura di un processo democratico reale. Abbiamo scelto la sede del Partito Democratico perché riconosciamo che oggi la chiusura degli spazi di democrazia è una responsabilità in primis di questo partito. Non possono esserci ulteriori forzature democratiche in questo Paese, succube di politiche di austerità e ridefinizione di responsabilità politiche. Il Pd deve assumersi la responsabilità di ascoltare le rivendicazioni della piazza, di chi vive ogni giorno nel mondo della scuola e della precarietà. Se il governo non saprà cogliere realmente le istanze della piazza continueremo a mobilitarci a partire dal boicottaggio delle prove INVALSI il 12 Maggio, espressione, anch’esse, di un modello di gestione autoritario, antidemocratico e assolutamente non partecipato.
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