Dopo mesi di mobilitazione completamente inascoltati da parte del Governo Renzi, lo sciopero generale è una scelta inevitabile e giusta. Il 5 maggio si mobiliterà tutto il Paese e non soltanto il mondo della scuola. Il modello di scuola autoritario, succube dei privati, che legittima le disuguaglianze invece che abbatterle, rispecchia l’idea di Paese propria del Governo. Parlare di scuola vuole dire parlare di democrazia, lavoro, sviluppo. Renzi ci troverà tutti uniti e costruiremo un grande coordinamento sulla scuola che tenga uniti soggetti sindacali, sociali, politici e liberi cittadini, come emerso dall’assemblea nazionale sulla scuola dell’11 aprile. La scuola e la democrazia sono nelle nostre mani!
Non ci limitiamo a rivendicare il blocco della riforma ma opponiamo delle valide alternative. Vogliamo un’Altra Scuola giusta che riparta da sette priorità: un nuovo diritto allo studio col fine di raggiungere la piena gratuità dell’istruzione; un’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata; finanziamenti per il rilancio della scuola pubblica; una riforma della valutazione in chiave democratica; investimenti sostanziosi sull’edilizia scolastica; un ripensamento radicale dell’autonomia scolastica; una riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica. Se il Governo non ci ascolterà continueremo a mobilitarci: boicotteremo i test Invalsi il 12 maggio e lotteremo congiuntamente agli insegnanti per bloccare gli scrutini. Siamo pronti a chiudere le scuole! Anche gli universitari riempiranno le piazze del 5 maggio. La riforma della scuola rispecchia le indiscrezioni che stanno emergendo sulla futura riforma dell’università: l’aumento della quota premiale fino al 30%, che aumenta la competizione tra Atenei, e la probabile implementazione del “Prestito d’Onore”, significa continuare a favorire le disuguaglianze e non capire nulla delle reali esigenze dell’università italiana. Come sulla scuola occorre ripartire dal diritto allo studio universale!
E’ necessario costruire una riscossa democratica a livello europeo che parta dalla gratuità dell’istruzione, dal reddito minimo, da un lavoro di qualità e pagato, dalla definizione di un modello di sviluppo fondato sulla giustizia ambientale, sulla democrazia dei territori, sulla rottura con le politiche di austerità. Il Governo non può pensare di compiere ulteriori forzature democratiche. Stiamo mobilitando non solo il mondo della conoscenza ma tutto il Paese a favore di un’idea nuova di scuola, democrazia e lavoro.
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