SALERNO – Ecco perchè boicotteremo le INVALSI! 05/06/16
“Non c’è ingiustizia peggiore che fare parti uguali tra disuguali” –Don Lorenzo Milani. Le INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione), introdotte con la legge n.176 del 25 ...
“Non c’è ingiustizia peggiore che fare parti uguali tra disuguali”
–Don Lorenzo Milani.
Le INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione), introdotte con la legge n.176 del 25 ottobre 2007, sono dei test scritti suddivisi in due prove: prova di italiano e prova di matematica. Nate dall’esigenza di valutare il livello di istruzione nazionale degli studenti, vengono somministrate alla popolazione studentesca appartenente al secondo e quinto anno della scuola primaria, al terzo anno della scuola secondaria di primo grado e al secondo anno della scuola secondaria di secondo grado. Sin dalla loro ufficializzazione nel 2009, sono state il fulcro di numerosi dibattiti di tutte quelle realtà che vivono l’ambiente scolastico, in quanto sono funzionali solo a classificare e a stimolare competizione tra le scuole ed i docenti. Questi test sono discriminatori non solo perché portano all’omologazione degli studenti accentuando il divario culturale tra nord e sud, ma anche perché operano fratture all’interno della comunità scolastica, attuando un processo di esclusione di persone con DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento). In merito a questo, noi vogliamo proporre una valutazione che sia in grado di tenere conto delle attitudini e delle potenzialità di ogni singolo studente, senza ridurlo ad un semplice numero. Noi non vogliamo essere complici dello scardinamento dell’istruzione pubblica, bensì i promotori di una nuova idea di scuola che parta dal basso, in contrapposizione a quella imposta dal Governo con la legge 107.
Perché mai due esperienze pilota, tra le più innovative del sistema scolastico mondiale, come quelle di Don Milani e di Maria Montessori, che hanno combattuto con forza la selezione e la meritocrazia a favore di una “scuola per tutti e a misura di ciascuno”, sono state completamente ignorate e cestinate? Perché non viene più affermato che il bene primario di una scuola è il bene relazionale, il rapporto, il rispetto dell’individualità di ogni alunno, il rispetto del suo ritmo di apprendimento che non merita valutazione ma accompagnamento? Lo svantaggiato è un essere umano che non ha avuto dalla società quello che invece ha avuto l’avvantaggiato, e la scuola è chiamata a fare il possibile e l’impossibile per rimuovere le cause dello svantaggio.
PERCHE’ BOICOTTARE LE INVALSI?
Il boicottaggio è un atto rivoluzionario che consiste in una campagna di isolamento e non collaborazione. Nel corso della storia si sono susseguiti diversi boicottaggi: dal boicottaggio contro alcuni prodotti della Germania nazista a quello di Martin Luther King contro le leggi segregazioniste; dal boicottaggio contro la produzione di napalm durante la guerra del Vietnam, al boicottaggio di test nozionistici, come le Prove INVALSI. Ma perché boicottare tali test? Le motivazioni sono molteplici: è giusto che ci venga detto che non ci siano fondi per finanziare l’edilizia scolastica o il diritto allo studio, quando poi, vengono spesi ogni anno, 14 milioni di euro per la somministrazione dei test? E ancora, è giusto che i ragazzi si debbano piegare ad un sistema nozionistico, che non valorizza le vere capacità dell’alunno? Si parla tanto di meritocrazia in Italia, ma in un paese in cui gli insegnanti vengono scelti a tavolino e le scuole non hanno la possibilità di godere delle stesse prospettive sociali, come si può sperare che dei test siano l’apice del valore meritocratico? Possiamo affermare che, dal momento in cui la valutazione dovrebbe essere un tema costantemente discusso e deciso dalle scuole dal basso, non dovrebbe essere vincolata da test costruiti dal MIUR e dall’ente delle INVALSI. Negli ultimi anni, infatti, la percentuale di adesione al boicottaggio è salita sempre di più, fino a raggiungere l’anno scorso il 45-50%.
Si fa un gran parlare della “Buona Scuola”, e si associa a questa definizione la parola “rinnovamento”, un rinnovamento profondo che pone al centro dell’intero sistema la valutazione e la trasparenza, e dal Ministero giungono parole esaltanti proprio su questi due aspetti, ritenendola valutazione uno strumento fondamentale per appianare le differenze e potenziare le eccellenze. Ma esaltare le eccellenze non significa creare nuove differenze? Cosa ritenuta altamente qualificante, nella “buona scuola”, sono le prove invalsi, delle quali verranno anche pubblicati i dati statistici risultanti, classe per classe, in modo che i genitori sapranno attraverso di esse il livello medio di istruzione raggiunto in quella singola classe e di conseguenza esprimeranno una propria valutazione sulla bontà dell’insegnamento dei docenti. Il Dirigente valuterà il docente, il docente valuterà l’alunno, il genitore valuterà la scuola, il ministero valuterà il dirigente e il cerchio è chiuso. Un cerchio ben congegnato che permetterà ai genitori di selezionare e decidere per una “buona scuola” e tutto questo, anche grazie alle prove Invalsi, ritenute strumento potente che ci porterà ad essere all’avanguardia in Europa. Potenziare le eccellenze è sicuramente un male se queste non vivono nella libertà il senso di uguaglianza e la fraternità con tutti. La necessità di valutare le scuole in maniera nazionale non ci è chiara, riteniamo infatti che il sistema invalsi sia l’estremizzazione di un modello didattico frontale e premialistico. L’alternativa che proponiamo è una scuola che sappia valorizzare ogni individui in quanto tale , che non limiti l’apprendimento al mero raggiungimento del voto. E’compito dell’istituzione scolastica formare le capacità critiche degli studenti ed un sistema a crocette non può garantire questi obbiettivi. La scuola dovrebbe valorizzare lo studente, facendogli capire che l’obiettivo fondamentale dell’istruzione è la crescita culturale dell’individuo, non legata ad una didattica nozionistica che mercifica il sapere. In una scuola del genere il sistema INVALSI perderebbe il suo precario significato, ma se il governo ritenesse indispensabile la becera necessità di valutare che lo faccia a modo nostro perché L’alunno non è un bullone, ma una persona che ha dentro di sé capacità inespresse e perché queste capacità fioriscano, questa persona ha bisogno di continua cura.
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