Leggi, stampa e diffondi la guida per capire cosa si nasconde dietro le linee guida del Governo Renzi sulla scuola!
Per scaricare direttamente clicca qui: La Buona Scuola vista dagli studenti - Una guida critica (3692)
Alle 10:20 del 3 settembre 2014 il Governo, attraverso il sito passodopopasso.italia.it, ha presentato #labuonascuola, ossia il complesso impianto di linee guida individuate per riformare la scuola. Il documento è composto da 136 pagine ed è diviso in 6 capitoli che trattano:
1. Le assunzioni
2. la formazione e la carriera dei docenti
3. l’autonomia scolastica e la valutazione
4. gli insegnamenti
5. il rapporto scuola/lavoro
6. gli investimenti
Il documento è complesso e presenta indubbiamente degli aspetti positivi, che però appaiono come un palliativo utilizzato mediaticamente per nascondere le vere e pesanti minacce alla scuola pubblica contenute in questa proposta.
C’è un grande assente tra le righe del documento: il diritto allo studio. No, non è uno scherzo. Non vi è alcun passaggio rispetto alle sempre più grande necessità di garantire a tutti di poter studiare, indipendentemente dalla propria condizione sociale ed economica di partenza.
Eppure il nostro Paese presenta dei dati molto preoccupanti in merito alla dispersione scolastica, alle competenze alfabetiche, alle forme di partecipazione culturale, alla percentuale dei NEET (giovani che non studiano e che non ricercano lavoro).
Come ci dice il Rapporto BES 2014 dell’Istat la maglia nera del nostro Paese non si può stracciare senza una complessiva riforma del welfare in senso universalistico, garantendo a tutti di poter accedere all’istruzione e ai canali culturali non formali (musei, teatri, cinema). #labuonascuola non riconosce il valore sociale dell’istruzione non attuando una radicale inversione di marcia sul diritto allo studio.
Prima di interrogarci su qualsiasi aspetto inerente la scuola bisognerebbe chiedersi: studiare è ancora un diritto per tutti? Non sta diventando, forse, sempre più un lusso per pochi?
Evidentemente per il Governo questa non è una priorità. Da anni le associazioni studentesche rivendicano una Legge nazionale sul diritto allo studio che livelli verso l’alto i servizi e le prestazioni erogati dalle singole leggi regionali che ad oggi presentano fortissime differenze da regione a regione. Leggi che dovrebbero contenere tantissime norme di buon senso, dal comodato d’uso per i libri di testo sino a forme di reddito di formazione.
Al pari di questa necessità vi è un altro grande tema eluso: i diritti degli studenti.
La minaccia di cambiare il Testo Unico 297/94, che contiene molti diritti studenteschi come quello di assemblea e di partecipare agli organi collegiali, è davvero molto preoccupante.
Noi ci chiediamo invece come questo possa essere ampliato in termini partecipativi. Come potenziare il protagonismo studentesco? Come rendere attivi e coscienti gli studenti anche nei rapporti di alternanza scuola-lavoro? Si pensa tanto ad avvicinare le scuole alle esigenze delle imprese, ma siamo sicuri che gli studenti non verranno sfruttati? Come verranno tutelati?
Anche qui si si palesa una mancanza di ascolto da parte del Governo: da tempo, anche all’interno dei tavoli di confronto ministeriali, rivendichiamo uno statuto dei diritti degli studenti in stage.
In generale, come potrete leggere nella nostra guida, emerge la volontà di costruire un modello di scuola fortemente competitivo, dove c’è un accentramento nelle mani di Dirigenti Scolastici visti quasi come manager, avendo il compito di gestire la “squadra”. Un modello di scuola che, concludendo, risponde ai bisogni delle imprese, che si apre ai loro capitali e che si svilisce sempre più ad essere incubatrice di futuri precari. Non stupisce infatti che quando si parla di apprendistato obbligatorio si stia rispondendo ad un complesso disegno neoliberista di messa a produzione dei giovani studenti senza lasciare loro il tempo di maturare e assumere la giusta consapevolezza dei propri diritti.
Elemento ancora più critico è il metodo mantenuto dal Governo per la redazione di una proposta così radicale sulla scuola. Dopo aver più volte ignorato le richieste delle rappresentanze studentesche, addirittura non presentandosi ad importanti incontri con le Consulte degli Studenti ed il Forum delle Associazioni Studentesche, si crede di poter recuperare imponendo in una consultazione studentesca i propri temi e non considerando le proposte che questi le rappresentanze degli studenti da tempo hanno formulato a nome di tutte le studentesse e tutti gli studenti d’Italia, affermando, inoltre, che i rappresentanti delle Consulte dovranno essere ambasciatori nelle scuole della nuova riforma della scuola. Il dialogo ed il confronto sulle linee guida non c’è stato e non si può pensare di ignorare così i corpi sociali, utilizzando come unico strumento una consultazione che rischia di essere fortemente orientata dai media o dalle pressioni sugli studenti.
Inoltre è necessario sottolineare la totale mancanza di chiarezza sulle coperture nella maggior parte delle proposte avanzate. Ciò rende il Piano Scuola un elenco di buone intenzioni più che una riforma vera e propria e ci vede ancora più critici sulla reale fattibilità delle proposte positive in esso contenute, rispetto invece alle inaccettabili modifiche strutturali che le proposte su valutazione, finanziamento, governance e alternanza scuola-lavoro determinerebbero sull’intero impianto della scuola pubblica.
Per rispondere bisogna informarsi e svelare, uno ad uno, i punti di questa riforma.
Costruiamo in ogni scuola le manifestazioni studentesche del 10 ottobre, giorno in cui entreremo in scena per dire al Governo che non faremo gli spettatori del suo teatrino mediatico. I nostri bisogni e le nostre priorità sono chiare: istruzione gratuita e di qualità, reddito di formazione, diritti e un secco NO alla precarietà.
#entrainscena il #10o