Valutati, Non Schedati!
No ai voti-sentenze! No ai test INVALSI!
LA VALUTAZIONE NEL SISTEMA SCUOLA
Indicazioni nazionali e griglie di criteri elaborate dal corpo docenti delle singole scuole definiscono oggi le finalità generali e gli obiettivi specifici dell’apprendimento; paradossalmente fin da principio nel processo di definizione degli obiettivi didattici vengono esclusi gli studenti, svilita la loro autonomia di studio: essi si trovano cioè a dover raggiungere obiettivi che possono soltanto intuire e che mai sentiranno propri, si trovano a dipendere quasi totalmente dalla guida dei docenti. Il sistema di valutazione che si mette in piedi nelle scuole comincia e rimane monco. Si valutano solo gli studenti e lo si fa non coinvolgendoli ma affibbiandogli un numero.
Le cose, tradizionalmente, vanno cosi : l’insegnante inizia un argomento nuovo, spiega per qualche lezione, assegna una prova per valutare la classe. Valutare, nel senso di attribuire voti che misurano il grado di assimilazione del singolo allievo riguardo agli argomenti trattati.La valutazione nella maggior parte dei casi finisce per coincidere perfettamente con il voto numerico , senza tenere in alcun conto il processo complesso che precede e sensifica il “6 o il 7 o il 10”; in questo processo che porta alla valutazione dello studente sono inoltre esclusi elementi di autovalutazione dello studente ed elementi di valutazione dello studente verso il docente, si preme solo sulle motivazioni estrinseche allo studio e l’unico risultato che si raggiunge è l’identificazione degli studenti nei voti che prendono (“prendo sempre 6, non valgo di più”) . Il voto numerico si riduce pertanto per i docenti ad un premio o una punizione, per gli studenti esso diventa invece una “qualificazione” vera e propria della loro identità.
Inoltre si valuta il singolo e mai si valuta il gruppo-classe, considerando questo o un ostacolo o un “contorno superfluo” più che una dimensione effettiva del lavoro didattico e si utilizzano sempre e soltanto le stesse metodologie di verifica (versioni di latino e greco, compiti d’italiano e matematica, test di scienze, etc..), senza tenere in alcun conto le loro debolezze e senza palesare il fatto che ci sono verifiche diverse per valutare competenze e conoscenze diverse. Si somministrano per esempio ordinariamente verifiche a sorpresa che non valorizzano l’autonomia di studio dei singoli ma ossessivamente indicano come obiettivo lo studio giornaliero quando questo è solo uno degli strumenti possibili per l’apprendimento.
Tra la fase della spiegazione e la somministrazione della prova valutativa finale tuttavia qualche insegnante si preoccupa di sondare con domande flash la comprensione dei singoli segmenti d’argomenti : c’è chi sollecita continuamente la classe a chiedere chiarimenti (“Se non avete capito chiedete, mi raccomando”), chi assegna compiti e li corregge poi pubblicamente, chi fa tutte queste cose insieme e altre ancora. Sono tutte attività che hanno lo scopo di predisporre il singolo studente e il gruppo-classe ad una prova importante, pesante, con voti che fanno media ma non sono e non devono essere confuse con le tappe della valutazione formativa, col processo di condivisione che porta all’elaborazione del voto numerico. Al di là delle evidenti valenze educative di queste attività perché la valutazione diventi formativa e condivisa è necessario che, affianco ad esse e dopo una delle prova destinate a “raccogliere” segmenti di argomenti trattati, l’insegnante concordi con i ragazzi quelli che saranno i criteri di valutazione della prova definitiva. I ragazzi dovranno imparare a valutare quel tipo di prova: allora, preparandosi al compito finale, non trascureranno nessuno di quegli aspetti importanti di conoscenza e di abilità indispensabili ; affronteranno la verifica con consapevolezza e sbaglieranno il compito solo se per pigrizia e negligenza non avranno lavorato in fase di preparazione. E’ bene a questo punto sottolineare l’importanza della frequenza delle prove: è essenziale non lasciar passare troppo tempo tra una valutazione formativa e l’altra; è essenziale cioè, non accumulare troppo programma prima di attivare strategie di recupero altrimenti si rischia di costruire sul vuoto (da un lato della cattedra si urla: “Ho spiegato per un mese e non avete capito niente!”; dall’altro si ha la sensazione di aver capito ma di non saper riconnettere tutti i pezzi dell’argomento).Grosso peso hanno inoltre gli incontri pomeridiani docenti-genitori, essi sono utili ad incutere timore tra gli studenti ma non a produrre modifiche positive nel loro approccio allo studio, nel loro andamento didattico.
Se il fine della valutazione è l’apprendimento dello studente, il voto dovrebbe avere l’obiettivo di condurre lo studente a scoprire e migliorare sé stesso, dovrebbe tener conto delle sue condizioni di partenza ed essere, oltre che tempestivo, positivo (sottolineando i punti di forza dello studente), trasparente e inclusivo (processo basato sulla condivisione),diacronico (considerando i punti di partenza e quelli di arrivo), significativo e costruttivo (capace di indicare cosa fare dopo il voto: come colmare le carenze e potenziare le capacità). Le metodologie tradizionali (votazione numerica e verifiche classiche) non vanno abbandonate o sostituite in toto ma integrate con la sperimentazione di metodologie cooperative, riempite di senso nuovo; occorre adottare un’ottica diversa che concepisca la valutazione come “la bussola” di un percorso didattico d’interdipendenza positiva tra studenti e docenti, valutare vuol dire fare un bilancio di ciò che si è fatto e, sulla base di questo, indicare una direzione a ciò che s’andrà a fare. Il voto fornisce una direzione all’apprendimento così come all’insegnamento, deve permettere di avanzare ogni volta ad un livello successivo di conoscenze, competenze e abilità, deve permettere di comprendere e correggere l’errore senza demonizzarlo(nel caso degli studenti) e senza farne un tabù (nel caso degli insegnanti).
Pensare la valutazione nell’arco di una ridefinizione dei cicli scolastici e dell’insegnamento didatticovuol dire ripensare al senso della valutazione stessa. Se oggi pensiamo a cosa significhi valutare le prime parole che ci verrebbero in mente sono: sentenza, giudizio. Decostruire questo modello di valutazione per costruire una valutazione totalmente differente vuol dire far fare un balzo in avanti al sistema formativo non indifferente. Oggi la valutazione nel sistema scolastico rappresenta:
· Un elemento di marginalizzazione sia in termini positivi e negativi. L’80% degli studenti italiani che al primo anno del percorso di studi hanno delle carenze nelle materie continuerà a mantenerlo anche se formalmente passerà il debito formativo. Questo fa parte di un’ottica dualistica di divisione del gruppo classe in secchioni e ignoranti.
· La valutazione che viene appioppata allo studente è priva di elementi di autovalutazione
· Le verifiche tendono a valutare la riproduzione nozionistica delle nozioni acquisite
· Non esiste un processo di recupero individuale e collettivo reale per le carenze degli studenti.
Queste le questioni nodali da smantellare. La pedagogia italiana oggi parla di valutazione narrativa. Pensiamo che questa idea sia il modello di valutazione più giusto. Una valutazione come un percorso che si costruisce e che è composto da:
· Valutazione del docente verso lo studente
· Autovalutazione dello studente
· Valutazione dello studente verso il docente
SPUNTI OPERATIVI:
Sperimentare l’Altra-valutazione vuol dire battersi nei consigli di classe e d’istituto affinché le griglie di criteri valutativi, le modalità e i tempi di verifica vengano condivisi e discussi in commissioni pariteticamente composte da studenti e docenti. La valutazione non può e non deve ridursi a una sentenza fine a sé stessa, piombata dall’alto, ma deve invece saper essere “narrazione a più mani” dei percorsi didattici: al “voto” (e per ciò non intendiamo tanto il numero o la didascalia ma piuttosto “il giudizio di valore che s’esprime, l’indicazione”) dato dal docente allo studente bisogna affiancare un “voto” dato dal docente al gruppo classe, valutazioni date dai singoli studenti e dalla classe ai docenti ed elementi di autovalutazione che costringano sia studenti che docenti ad interrogarsi e a rimettersi in discussione .
Bisogna elaborare e condividere pertanto griglie di autovalutazione e griglie di valutazione dei docenti e del gruppo classe, sperimentare differenti tipologie di verifiche per ogni materia senza demonizzarne nessuna e incrementare i momenti d’incontro per la valutazione tra singolo studente e singolo docente.
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