Profumo firma un nuovo decreto sui libri scolastici: le novità e i nodi irrisolti
Giovedì 21 marzo è stato firmato dal Ministro Profumo un decreto in materia di adozioni dei libri di testo. Quali sono le novità centrali?
- I Collegi Docenti dovranno adottare, dall’anno scolastico 2014/2015, solo libri in versione digitale o mista. L’innovazione riguarderà le classi prima e quarta della scuola primaria, la classe prima della scuola secondaria di I grado, la prima e la terza classe della secondaria di II grado. Rispetto a queste ultime due, per l’anno scolastico 2014/2015 e 2015/2016, i Collegi dei Docenti potranno continuare ad utilizzare le adozioni dei testi già in uso.
- Sono riconfermati per l’anno scolastico 2014/2015 i prezzi di copertina dei libri di testo della scuola primaria, con probabili incrementi in relazione all’inflazione del 2014.
- I tetti di spesa dei libri di testo (ossia il limite massimo di costo complessivo dei libri di cui ogni Collegio dei Docenti deve tener conto) diminuiscono in questo modo:
- del 30% nel caso in cui l’intera dotazione libraria sia composta esclusivamente da libri in versione digitale;
- del 20% in tutti gli altri casi;
I nuovi tetti si applicano per le adozioni dei libri della prima classe della scuola secondaria di I grado e della prima e della terza classe della secondaria di II grado. Per le rimanenti classi restano validi i limiti già definiti per le adozioni relative all’anno scolastico 2013/2014.
Nel comunicato stampa del Miur si assicura inoltre che “la consultazione dei testi digitali sarà resa possibile attraverso una piattaforma che il Ministero metterà a disposizione degli istituti scolastici e degli editori, affinché i docenti possano consultare e scaricare on line la demo illustrativa dei libri di testo in versione mista e digitale, ai fini della loro successiva adozione. In ogni caso, al fine di assicurare la gradualità del processo di innovazione, anche a tutela dei diritti patrimoniali dell’autore e dell’editore, solo per le prima e terza classe della secondaria di II grado il Collegio dei docenti potrà eventualmente confermare le adozioni dei testi già in uso. Una deroga valida però solo per i due anni successivi all’introduzione dei libri digitali, cioè gli anni scolastici 2014/2015 e 2015/2016.”
L’intero processo che viene delineato nel decreto verrà seguito dall’INDIRE che attiverà azioni di monitoraggio continuo sia dell’andamento della adozioni dei libri in versione mista e digitale, sia delle proposte di integrazione, sviluppate dal mercato, tra supporti tecnologici destinati agli studenti (tablet, PC/portatili), soluzioni di connettività (fibra, satellite, WiFi), e libri di testo e connessioni digitali.
I NODI IRRISOLTI
L’articolo 6 del decreto afferma che le disposizioni di quest’ultimo saranno effettive a partire dall’anno scolastico 2014/2015. Tuttavia rimangono irrisolti tanti problemi. Innanzitutto, nonostante nel comunicato stampa vi sia scritto che i risparmi ottenuti dalla digitalizzazione saranno utilizzati per dotare gli studenti di tablet, PC/portatili, resta il dubbio di quanto possa venir rispettato tale proposito. Innanzitutto bisogna tener presente il problema del “digital divide” che non permette a tutti gli studenti di poter accedere liberamente ai contenuti extra da scaricare o perché a casa non hanno il pc, o semplicemente per la lentezza della connessione. In secondo luogo è nota la mancanza di formazione da parte del corpo docente nell’utilizzo dei tablet, un deficit che si riflette chiaramente anche sugli studenti. In ogni caso una cosa è certa: per avviare la digitalizzazione servono finanziamenti e un ripensamento complessivo dei programmi didattici e delle metodologie di insegnamento. Non è pensabile che il costo dei tablet e pc portatili debba ricadere sulle famiglie e purtroppo non ci stupirebbe che ciò avvenisse, soprattutto se ricordiamo le dichiarazione di Profumo che diceva: “è ormai un’utopia pensare che la scuola possa fornire tutto”. Rispetto a questo discorso è emblematico il Rapporto “Review of the Italian Strategy for Digital Schools” dell’Ocse che delinea un quadro allarmante: 6 Pc ogni 100 studenti (13.650 in tutto), contro i 16 europei e il 6% delle scuole altamente digitalizzate (nel 2012) contro il 37% del resto d’Europa. Inoltre il budget che lo Stato destina per la digitalizzazione di ogni studente è pari a soli cinque euro e allo 0,31% dell’intero budget del Miur, mentre solo il 21,6% delle aule è attualmente dotato delle cosiddette ‘Lim’, le lavagne interattive multimediali. L’Ocse invita per tanto ad accelerare soprattutto sugli investimenti pubblici, perché di questo passo ci metteremo 15 anni per raggiungere i livelli della Gran Bretagna. Insomma, senza investimenti pubblici si rischia solamente di creare danni e di aggiungere nuove spese alle famiglie andando a ledere per l’ennesima volta il diritto allo studio.