Tutela degli studenti all’uscita da scuola: la nostra lettera alla Ministra 10/28/17
Gentile Ministra Valeria Fedeli, Sul passaggio della tutela degli studenti minorenni all’uscita da scuola, dall’Istituto alla famiglia, si è già espressa la Corte di Cassazione: per legge, ad oggi, fino ...
Gentile Ministra Valeria Fedeli,
Sul passaggio della tutela degli studenti minorenni all’uscita da scuola, dall’Istituto alla famiglia, si è già espressa la Corte di Cassazione: per legge, ad oggi, fino alla potenziale sorveglianza dei genitori la tutela è responsabilità della scuola. Anche se di certo, come dice Lei, è del Parlamento la responsabilità di modificare la legge in vigore per individuare soluzioni alternative, non possiamo condividere la sua affermazione secondo la quale è positivo che i genitori o i nonni debbano andare a prendere gli studenti: questa dichiarazione non rispetta le difficoltà e i ritmi di moltissime famiglie, specialmente in questi tempi di crisi, povertà e precarietà. Non tutti possono permettersi di andare ogni giorno a prendere i propri figli a scuola, non tutti hanno sufficiente tempo libero. Oltre a questa osservazione, riteniamo necessario scriverle, però, perché a nostro avviso il dibattito creatosi in questi giorni è del tutto insufficiente a rispondere ad un’emergenza più generale di carattere educativo.
Non è sufficiente definire di chi è la responsabilità nel caso specifico, bensì occorre leggere la contraddizione con un occhio che guardi lontano, orientandosi anche con quei principi educativi che, per ora, sono stati pressoché assenti nel discorso pubblico emerso dopo la sentenza della Cassazione. Come punti di partenza bisogna infatti interrogarsi sugli spazi di autonomia dei giovani, e sebbene qualcuno si sia espresso in questo senso, non ci sembra sia emersa un’analisi più complessa che guardi anche il “dove” si dovrebbe stare in autonomia, e gli spazi di libertà, la vivibilità e il valore educativo e formativo delle città sono elementi essenziali per la crescita. Per la nostra “tutela” ci sono state rubate le strade, signora Ministra, una necessità generata non solo per la psicosi collettiva della sicurezza urbana, ma per l’idea di città nel suo complesso che è stata assunta ormai da tempo, strade e piazze dalle quali sono stati espulsi coloro che li vivevano correndo dietro ai piccioni, tirando qualche calcio ad un pallone. Levando sempre più l’autonomia e la libertà, fin dalla più tenera età, si stanno anche riducendo gli spazi di pieno sviluppo della persona.
Lei è la Ministra dell’Istruzione, ed abbiamo deciso di scriverle non soltanto perché si è messa in prima fila rispetto alla vicenda in questione, ma anche perché ricoprendo una simile carica avrebbe dovuto esprimersi in materia di educazione e formazione. Si è preferito non aprire un vaso di pandora che avrebbe interessato anche gli altri Ministeri, riducendo il tutto ad un dibattito povero e miope; immaginare una reinvenzione delle città che metta al centro l’estensione degli spazi educativi, formativi e di libertà per i giovani e gli studenti è troppo rischioso per chi teme la messa in discussione dell’austerità, del rispetto dei vincoli nelle manovre e dei bassi investimenti nello Stato Sociale, quindi si è deciso di guardare un dito piuttosto che la luna. Noi invece non intendiamo perdere questa occasione, in quanto ci ostiniamo a guardare la luna, un satellite che tra un cratere e l’altro vede strade e piazze accessibili e attraversabili dai giovani in autonomia, percorribili da tutte e tutti con parchi e giardini, scuole aperte e libere anche nei pomeriggi, orti urbani, biblioteche, musei e mostre, teatri e cinema gratuiti e molto altro.
Per il nostro “bene” ci sono state rubate le strade e le città: noi ce le andremo a riprendere per trasformarle.
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