NAPOLI – Un appello dalle scuole occupate 11/21/13
NAPOLI – Pubblichiamo l’appello uscito dall’assemblea delle scuole tenutasi al liceo Cuoco occupato a Napoli dagli studenti e dalle studentesse. Dall’assemblea regionale al “V.Cuoco” occupato di Napoli, 19.11.2013 Siamo studentesse ...
NAPOLI – Pubblichiamo l’appello uscito dall’assemblea delle scuole tenutasi al liceo Cuoco occupato a Napoli dagli studenti e dalle studentesse.
Dall’assemblea regionale al “V.Cuoco” occupato di Napoli,
19.11.2013
Siamo studentesse e studenti in mobilitazione permanente!
Stiamo occupando e autogestendo le nostre scuole nelle forme più diverse e diversificate.
Ma abbiamo un obbiettivo comune: il cambiamento.
Crediamo che il 16 novembre abbia rappresentato per la nostra regione un segnale di svolta. Crediamo che 100.000 persone siano scese in piazza per farsi portatrici di un problema che è di tutti, non solo dei cittadini Campani, ma dell’intero Paese.
Oggi in Campania si muore, e noi non possiamo nè vogliamo restare indifferenti difronte a quello che è stato definito “biocidio”.
Addirittura una serie di dinamiche illegali sono diventate norma: dallo smaltimento di rifiuti speciali e tossici, quali amianto, scarti della lavorazione tessile, pneumatici e copertoni (ai quali quotidianamente viene dato fuoco nelle vastissime zone periferiche delle province di Napoli e Caserta) fino all’intombamento di fusti di rifiuti industriali e termonucleariprovenienti dal nord Italia e dal nord Europa, sparsi a macchia di leopardo in aree agricole molto ampie, all’interno delle quali, ancora oggi, vengono prodotti alimenti che vengono consumati sulle tavole degli italiani.
Terreni sopra ai quali talvolta sono state costruite scuole(il caso di Acerra e di Marcianise) strade (come quella che congiunge la zona vesuviana al vallo di Lauro, costruita per evitare ingorghi nel caso di eruzioni del Vesuvio, ed ora posta sotto sequestro)centri commerciali, (come Il Vulcano Buono di Nola, il più grande centro commerciale d’Europa) e complessi residenziali.
Per non parlare delle enormi cave dismesse che, invece di essere bonificate, venivano (e vengono) utilizzate come discariche abusive.
Grazie all’emergenzialità di cui sopra, il confine tra legalità ed illegalità è diventato estremamente labile, talvolta inesistente. Discariche illegali che venivano gestite dalla camorra senza alcun tipo di precauzione venivano poi legalizzate dallo Stato in nome dell’emergenza.
I resposabili di tale situazione sono molteplici:
- lo Stato che ha permesso ed avallato per ragioni economiche, logiche distruttive a livello sanitario ed ambientale. In tutte le sue forme, a livello nazionale, regionale, provinciale, comunale, nella migliore delle ipotesi si è reso colpevole di negligenza, nella peggiore, di collusione;
- Gli imprenditori settentrionali,e non solo, che per abbattere i costi, si rivolgevano a ditte quantomeno dubbie che proponevano offerte per lo smaltimento ridicole;
- Alcune famiglie appartenenti a clan camorristiche quali hanno gestito e gestiscono i flussi dei rifiuti industriali, speciali e tossici;
- La popolazione troppo spesso silente, indifferente, assuefatta, disillusa, impaurita.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. La regione Campania pur non avendo un registro tumori, nonostante sia stato più volte richiesto, secondo alcune statistiche è la regione con il più alto tasso di tumori d’Italia. Nel duemiladieci sono stati registrati 398 casi di tumore ogni 100mila abitanti.
Rifiutiamo con forza contro ogni tipo di trattamento a caldo dei rifiuti e cioè gli inceneritori, i termovalorizzatori, i gassificatori, gli impianti a biomasse, eproporremo modelli alternativi per i quali il principio cardine non è l’economicità, ma il rispetto della salute e dell’ambiente.
Inoltre esigiamo bonifiche anche (e soprattutto) attraverso la riconversione agricola.
Infine contrasteremo con tutte le forze che abbiamo ogni tipo di militarizzazione e legge speciale, perchè non sopporteremo ancora un altro stupro della democrazia.
Crediamo che la nostra terra e le nostre città debbano avere la possibilità di rialzarsi, di creare società aperte, di diventare modelli di democrazia e sviluppo.
E ci impegneremo affinchè questo avvenga perchè vogliamo vivere e studiare in questa regione, ma soprattutto, finiti gli studi, vogliamo avere la possibilità di costruirci un futuro.
In Campania, oggi, viviamo condizioni di disagio ovunque.
- Corse annullate o puntualmente in ritardo, aumento dei prezzi del biglietto, mezzi affollatissimi e in pessime condizioni. Il trasporto pubblico è ormai al collasso! E il problema non riguarda solo i collegamenti tra le diverse province della regione, ma soprattutto le possibilità di raggiungere i capoluoghi dalle zone più periferiche e dalle città limitrofe. Come non citare il clamoroso esempio della circumvesuviana di Napoli? Da settembre sono rimasti fermi 100 treni su 140 e addirittura alcuni ferrovieri vengono “aggrediti” da pendolari esausti, che restano in attesa per ore, che non riescono a tornare a casa, ad andare a lavoro, scatenando una vera e propria “guerra tra poveri”. Oppure l’esempio di Salerno, dove sono state annullate tutte le corse extraurbane domenicali. O, ancora, Caserta, così come Avellino e Benevento, irraggiungibili dalla provincia.
E’ insopportabile il fatto che il governo spenda milioni di euro per la costruzione di grandi opere (inutili) come il TAV, piuttosto che investirli per il miglioramento qualitativo del sistema del trasporto pubblico e dei servizi.
Chiediamo uno sconto di almeno il 40% sul costo mensile dell’abbonamento, la gratuità totale per gli studenti con reddito inferiore a 5.600 euro e il 70% di sconto per gli studenti con reddito inferiore a 12.500 euro.
- Le condizioni delle nostre scuole sono pessime. Da vere e proprie scuole-cantiere fino all’assenza di materiale didattico, aule, laboratori, palestre. Chiediamo che i nostri edifici vengano messi in sicurezza, ma soprattutto che vengano liberati da materiali tossici e inquinanti, perchè vogliamo studiare serenamente e vogliamo che le nostre scuole non distruggano il territorio circostante.
Crediamo che la retorica degli investimenti messa in campo dall’attuale governo sia soltanto uno strumento per metterci a tacere, ma i fondi stanziati non sono nemmeno una minima parte di quello che il sistema scolastico Italiano ha bisogno.
- Nel 2005, dopo una fase intentissima di mobilitazioni, l’amministrazione regionale varò una legge sul diritto allo studio, che ancora oggi è considerata tra le più avanzate su tutto il territorio nazionale; non solo perchè riconosce che il sistema scolastico e formativo è uno strumento fondamentale per lo sviluppo, ma perchè si impegna a rendere la possibilità di accedere ai canali formativi effettiva per tutti, specialmente per coloro che riscontrano ostacoli di ordine economico, sociale e culturale.
Le disposizioni della legge vanno dal miglioramento delle condizioni dei soggetti con disabilità alla fornitura gratuita o semi-gratuita dei libri di testo, i servizi di trasporto e residenziali, servizi di mensa e borse di studio. Inoltre sono previsti percorsi integrativi di formazione professionale all’interno delle scuole ( stages formativi e lavorativi ) e attività di orientamento universitario e al lavoro.
La legge istituisce anche una conferenza, da convocarsi almeno due volte all’anno (a cui partecipano: l’amministrazione regionale, gli enti locali, le scuole e le realtà culturali e assistenziali del terzo settore) al fine di verificare lo stato del diritto allo studio, individuare le problematiche e avanzare proposte e soluzioni. A tale conferenza sono invitate anche le realtà associative e sindacali degli studenti, dei genitori e del personale.
La regione Campania, però, da 8 anni non mette nemmeno un euro sulla legge regionale sul diritto allo studio, nascondendosi dietro al solito mantra del “non ci sono soldi”. Eppure i soldi ci sono, ma si preferisce utilizzarli per le emergenze piuttosto che prevedere un piano di ristabilizzazione definitivo della nostra regione.
Chiediamo l’immediata riattivazione della conferenza regionale sul diritto allo studio, che non viene convocata da più di 5 anni, anche e soprattutto per discutere l’integrazione all’interno della legge dello Statuto delle Studentesse e degli Studenti in stage e la sua approvazione all’interno di tutte le scuole della regione.
Rivendichiamo un piano di finanziamento sulla legge regionale 4/2005, che garantisca:
- la copertura totale delle borse di studio (o almeno per le fasce di reddito più basse) assegnate tramite un regolamento slegato da vincoli di spesa;
- comodato d’uso gratuito dei libri di testo;
- la realizzazione di una carta studenti regionale per studenti medi e universitari, che preveda agevolazioni su cartolibrerie, librerie, cinema, teatri e tutti gli altri luoghi di cultura.
Chiediamo, infine, la pubblicizzazione dei rapporti annuali delle spese in materia di diritto allo studio da parte dell’ente regionale campano.
Ribadiamo il nostro NO al contributo scolastico!
Dirigenti scolastici e professori autoritari molto spesso impongono il pagamento del contributo, che a volte viene spacciato come tassa di iscrizione. Le cifre richieste talvolta superano i 120/130€, confermando il ruolo essenziale che hanno le famiglie italiane nel sostentamento della scuola pubblica. Infatti, nonostante i fondi derivanti dalla contribuzione volontaria debbano essere indirizzati unicamente all’ampliamento dell’offerta formativa, attraverso una gestione trasparente dei fondi, quotidianamente vengono destinati al funzionamento ordinario delle scuole.
Questo è il drammatico risultato di anni di tagli alla scuola e alla sua privatizzazione, riscontrabile nei costi sempre più elevati di accesso e nell’incapacità di sostentarsi autonomamente senza dover affidarsi a privati.
Non possiamo accettare che l’emergenza possa divenire normalità, siamo ben consapevoli di quanto dietro i tagli e la dequalificazione dell’istruzione pubblica vi siano precise volontà politiche.
Soprattutto oggi, con la crisi economica che impoverisce sempre più, non possiamo permettere che studenti vengano minacciati o subiscano ritorsioni per non aver voluto o potuto pagare il contributo volontario.
L’istruzione pubblica e il diritto alla studio vanno rifinanziati e non si possono continuare a coprire anni di tagli con contributi imposti alle famiglie.
Ribadiamo il nostro NO ai test INVALSI perchè sono:
• COSTOSI – mentre si dice che “non ci sono soldi” per finanziare il diritto allo studio o l’edilizia scolastica, si sprecano ogni anno 14 milioni di euro per i test;
• DANNOSI – producono una didattica nozionistica che considera gli studenti numeri e non persone. I test sono incapaci di valorizzare le intelligenze di tutte e tutti;
• ESCLUDENTI – sono basati su un concetto di merito sbagliato che ignora le
disuguaglianze socio- economiche profonde che ci sono tra gli studenti;
• ANTIDEMOCRATICI : essi sono costruiti dal MIUR e dall’INVALSI mentre la valutazione dovrebbe essere un tema costantemente discusso e deciso nelle scuole dal basso.
Chiediamo che ci vengano concessi:
- Spazi e aule autogestite all’interno delle scuole, in cui poter discutere di attualità, politica, cinema, musica, in cui mettere a frutto le nostre inclinazioni e capacità, ma soprattutto in cui poter dar libero sfogo alla nostra creatività.
- Commisioni paritetiche, ovvero un organo collegiale a tutti gli effetti, cui è possibile dare vita con una modifica del regolamento d’istituto. Si tratta di un organo costituito da egual numero di studenti e docenti che elabori e scriva il P.O.F. dopo un percorso di consultazione che coinvolga anche l’assemblea d’istituto e il comitato studentesco.
La commissione paritetica deve essere quindi il laboratorio di sintesi, confronto e cooperazione tra il collegio dei docenti e il comitato studentesco, sia per togliere potere al corporativismo dei docenti sia per legittimare spazi di costruzione e analisi come il Comitato studentesco.
NOI VOGLIAMO DEMOCRAZIA E DIRITTI, il diritto alla salute, il diritto allo studio, ma soprattutto il diritto di scegliere e decidere.
Decidere delle leggi e i decreti che da anni i governi nazionali ci impongono.
Decidere della gestione dei nostri territori, che hanno subito una devastazione ambientale, culturale e sociale.
Decidere delle nostre scuole, con maggiori spazi di democrazia, discussione, creazione di coscienze critiche.
Manderemo questo sistema in CORTO CIRCUITO, occupando, autogestendo e mettendo in atto le più diverse forme di costruzione di alternativa dal basso.
SCUOLE CAMPANE IN MOBILITAZIONE
Liceo Linguistico-Scientifico Statale “Cuoco-Campanella” OCCUPATO (Napoli)
IPSSAR “Duca di Buonvicino” OCCUPATO (Napoli)
ITIS “Alessandro Volta” OCCUPATO (Napoli)
Per condividere il manifesto, basta commentare la nota con il nome della propria scuola.
METTIAMO IN RETE LE NOSTRE MOBILITAZIONI!
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