La lezione finlandese: una scuola di qualità per tutti 05/31/15
di Sarah Baldiserra, originariamente pubblicato su Unacittà Una grande intervista a Pasi Sahlberg, già insegnante e formatore, esperto dei sistemi di istruzione, è direttore generale del Cimo (Centre for International Mobility and ...
di Sarah Baldiserra, originariamente pubblicato su Unacittà
Una grande intervista a Pasi Sahlberg, già insegnante e formatore, esperto dei sistemi di istruzione, è direttore generale del Cimo (Centre for International Mobility and Cooperation). Ha pubblicato Finnish Lessons: What can the world learn about educational change in Finland? Teachers College Pr, ottobre 2011.
- Il sistema scolastico finlandese è considerato uno dei migliori al mondo. Può spiegarci come funziona?
All’età di sette anni, i bambini finlandesi iniziano la “peruskoulu”, la scuola dell’obbligo, che dura nove anni. A circa 16 anni possono decidere se continuare la scuola oppure no. Se decidono di farlo hanno due opzioni: il liceo, che prepara agli studi accademici, e la scuola professionale, che offre delle competenze in un certo mestiere e dà la possibilità di continuare con la “ammattikorkeakoulu”, una scuola universitaria professionale. Il sistema universitario finlandese comprende 16 università e 24 scuole universitarie professionali: in tutto 40 università che ogni anno offrono al 60% dei neodiplomati la possibilità di studiare.
Questa è la struttura generale del sistema educativo finlandese. Inoltre i genitori possono scegliere liberamente se far frequentare ai propri figli la “esikoulu”, in cui i bambini e le bambine di sei anni trascorrono un anno prima dell’inizio della scuola elementare. Nella “esikoulu” metà della giornata è impiegata in attività di tipo scolastico mentre nell’altra metà si svolgono le attività tipiche di un asilo. Fino ai sei anni la maggior parte dei bambini finlandesi frequenta la scuola materna, gli altri restano a casa con la famiglia.
A differenza dell’Italia e di molti altri Paesi, in Finlandia non esistono scuole private. Tutte le scuole dell’obbligo sono pubbliche, il che rende il nostro sistema molto uniforme. La caratteristica fondamentale del nostro sistema educativo e uno dei motivi per cui è così conosciuto a livello internazionale è proprio che in Finlandia tutti i bambini frequentano le stesse scuole a prescindere dallo stipendio o dal livello di istruzione dei genitori. Tutti i bambini sono nella stessa scuola: il figlio del Primo Ministro assieme ai figli e alle figlie degli autisti d’autobus, degli insegnanti o di chiunque altro. In Finlandia nessuno può scegliere una scuola diversa per i propri figli e le proprie figlie, non esistono nemmeno scuole speciali per bambini con particolare talento o con difficoltà particolari. Tutti frequentano le stesse scuole: ovviamente anche i figli e le figlie di immigrati.
- Cosa rende efficace un sistema del genere?
Questo tipo di sistema è reso possibile in primis dal fatto che tutti gli insegnanti ricevono un’ottima formazione: tutti devono studiare all’università, anche chi lavora nelle scuole materne. A partire dalla prima classe della scuola elementare la qualifica minima per insegnare è la laurea magistrale. È quindi fondamentale che chi lavora a contatto coi minori abbia un’ottima e solida educazione. C’è anche una sorta di filtro: molte persone vogliono iscriversi ai corsi di laurea per diventare insegnanti, ma soltanto il 10% ottiene il posto.
Come dicevo, le nostre scuole sono organizzate in modo che i ragazzi diversamente abili o con bisogni speciali vengano inclusi in tutte le attività. L’insegnamento di sostegno in Finlandia è unico al mondo perché si basa sul riconoscimento delle reali difficoltà di apprendimento, sulla loro evoluzione e prevenzione piuttosto che sulle cause mediche. L’insegnante di sostegno nelle scuole finlandesi è affiancato da psicologi, medici, consulenti, assistenti sociali e altre figure. Senza tutte queste attenzioni il sistema non potrebbe funzionare. Secondo la nuova legislazione, ad esempio, ogni studente e ogni studentessa ha il diritto e il dovere di sottoporsi ad una visita medica generica ogni anno. Ci si preoccupa molto del benessere dei ragazzi e del personale: ogni scuola offre gratuitamente un pasto equilibrato al giorno. Questo è fondamentale nel momento in cui la priorità è assicurarsi che ognuno goda di buona salute e che sia felice nella sua scuola. In Finlandia si ritiene che ciò stia alla base di un buono studio e apprendimento.
- Nella scuola finlandese si dà più importanza alla responsabilità e alla fiducia che alle verifiche o agli esami. Può raccontare?
L’alta preparazione e qualificazione degli insegnanti ci ha permesso di costruire un sistema scolastico basato sulla fiducia: ci fidiamo del fatto che gli insegnanti e i presidi sappiano prendere le giuste decisioni e trovare le soluzioni migliori nell’organizzazione del lavoro scolastico. Nella maggior parte dei Paesi tutto è gestito dall’alto, dal Ministero o dalle autorità statali. Da tale gestione centralizzata dipendono anche i test standardizzati che servono per definire che cosa abbiano imparato gli studenti e le studentesse. Ecco, per noi avere fiducia negli insegnanti significa chiedere a loro (e non ai test): “Che cosa hanno imparato i ragazzi?” e ascoltare la loro risposta. Insomma, sono loro, gli insegnanti, a giudicare i propri allievi e a conoscere il loro percorso all’interno della scuola.
In generale devo dire che gli insegnanti in Finlandia tendono a non dare valutazioni negative agli allievi. Sanno che questo rischia di diminuire la loro motivazione e indirettamente di aumentare la disuguaglianza sociale.
La definizione del “fallimento” è una questione interessante. In molti sistemi scolastici i ragazzi vengono valutati con un sistema standardizzato che compara le carriere scolastiche, l’apprendimento o le capacità per farne delle medie statistiche (la media della classe, la media nazionale, ecc.). Dopodiché si definiscono i ragazzi in base alla posizione (sopra o sotto) rispetto a quella media. In Finlandia la valutazione dei ragazzi è basata su una filosofia del tutto diversa: ogni studente viene giudicato a partire dalle sue stesse abilità e dal potenziale che ciascuno possiede secondo il parere del singolo insegnante. In Finlandia un 8 (in una scala da 4 a 10) significa che si è migliorati, che in base alla propria condizione di partenza e alla propria situazione personale c’è stata un’evoluzione positiva. Quindi anche un allievo per il quale la matematica è difficile, che ha difficoltà con la lettura o con la scrittura, ma che si applica e fa esercizi e studia diligentemente, può arrivare ad un 8.
In questo senso, nelle scuole finlandesi il “fallimento” ha un significato diverso rispetto ad altri Paesi. In Finlandia, uno studente o una studentessa che “fallisce”, è qualcuno che non ha fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità, non qualcuno i cui risultati vengono messi a confronto con delle statistiche.
Comunque la formazione degli insegnanti contempla anche la capacità di testare gli studenti e le studentesse, sottoponendoli a prove adeguate e fornendo dei giudizi equi. Gli insegnanti sono molto ben preparati in proposito e possono quindi svolgere bene il loro lavoro.
In Finlandia ci si fida degli insegnanti esattamente come ci si fida di un dentista, di un medico, di un avvocato o di qualsiasi altro professionista. Da noi nessuna autorità esterna interviene sulla diagnosi che un medico ha fatto del suo paziente. Allo stesso modo non esiste un’organizzazione che abbia il compito di giudicare il lavoro di un insegnante. Nel nostro Paese la fiducia ha un ruolo importante, centrale.
- In Italia si dibatte sul ruolo dell’insegnante, se sia preferibile una figura più amica o se debba prevalere l’aspetto della disciplina e delle regole.
In Finlandia la maggior parte dei rapporti fra insegnanti e allievi è fondata su una certa dose di autorità: un po’ di autorità deve esserci sempre. Dev’essere chiaro fino in fondo per gli allievi e le allieve che l’insegnante è colui o colei che “dirige” l’apprendimento e ogni altra attività scolastica e che quindi merita rispetto. D’altra parte è fondamentale anche che gli insegnanti ascoltino quelli che sono i desideri e le aspettative dei ragazzi.
Si tratta di trovare un giusto equilibrio tra confidenza e rispetto reciproco, in cui ciascuno abbia chiaro il proprio ruolo, e quindi le proprie responsabilità e i propri doveri.
In questo modo si riesce a mantenere un rapporto interpersonale allo stesso tempo formale e informale: i ragazzi chiamano sempre gli insegnanti per nome e possono parlare liberamente con loro. Anche in sala insegnanti la comunicazione è molto facile grazie al modo in cui sono stati costruiti i rapporti. Questo però non vuol dire che gi insegnanti siano amici degli allievi. Posso dire che in Finlandia questo non succede. Ma non succede nemmeno il contrario, ossia che gli insegnanti si nascondano dietro la loro autorità e la usino per risolvere le questioni. È proprio grazie a tale compromesso che insegnante e allievo si influenzano a vicenda, e questo è molto comune in Finlandia.
- Nel suo libro lei sostiene che il modello finlandese non è esportabile.
È così. Non è ragionevole cercare di copiare questo sistema perché ci sono troppe differenze fra un Paese e l’altro.
Molte delle cose che ho raccontato sono la conseguenza del fatto che gli insegnanti finlandesi sono fra i meglio istruiti al mondo. È evidente che è difficile “esportare” queste modalità in un sistema in cui le competenze degli insegnanti non sono allo stesso livello.
Secondo me, la lezione più importante che la Finlandia può dare agli altri Paesi, come ad esempio all’Italia, è sul modo di concepire un sistema scolastico, di pensare a cosa è importante. Il modello finlandese dimostra che ci sono modi diversi di portare avanti un sistema scolastico. Diversi dalla concezione di scuola inglese, francese, americana o tedesca, che sono centraliste e guidate dall’alto. Nel nostro Paese si è riusciti a costituire un sistema in cui l’apprendimento e le attività scolastiche non si fondano sulla competizione, ma sulla collaborazione, non si basano sulla valutazione e sul giudizio, ma sulla professionalità.
Noi non abbiamo puntato a offrire ai genitori la possibilità di scegliere fra una scuola pubblica e una privata. In Finlandia la sfida è stata quella di fornire ad ogni bambino e ad ogni bambina una buona scuola e degli ottimi insegnanti.
Ecco, un altro insegnamento che la Finlandia può dare riguarda senza dubbio gli insegnanti e la loro formazione: in molti Paesi si pensa ancora che chi ha a che fare con bambini molto piccoli non abbia bisogno di un’educazione universitaria e che per insegnare loro qualcosa basti essere un adulto e aver frequentato la scuola dell’obbligo. Il ragionamento che guida il sistema finlandese è proprio l’opposto: gli insegnanti delle prime classi della scuola elementare sono quelli più formati. Migliore è l’educazione degli insegnanti di quel livello scolastico, migliore sarà l’apprendimento di questi bambini e la loro formazione futura. Su questo non ci sono dubbi.
Queste sono le cose che hanno reso la Finlandia un modello negli ultimi dieci anni. Porsi come obiettivo l’uguaglianza nell’insegnamento significa ad esempio valorizzare l’insegnamento di sostegno. Noi abbiamo scelto di mettere al centro l’individuo e quindi di fondare l’insegnamento sulle curiosità e sui bisogni di ogni singolo studente. Nel nostro paese le scuole con maggiori difficoltà, ad esempio quelle con un’alta percentuale di immigrati o con bambini i cui genitori provengono dagli strati sociali più poveri ricevono più finanziamenti.
Sono queste le ragioni all’origine dei risultati migliori della scuola finlandese. L’uguaglianza a scuola da noi viene presa molto sul serio.
Il mio libro alla fine è un’esortazione a continuare ad imparare gli uni dagli altri: penso che l’Italia abbia molto da imparare dalla Finlandia, ma che allo stesso tempo le possa insegnare tanto in termini di pedagogia, grazie alle teorie di Maria Montessori e di altri pensatori. Molte di queste idee sono praticate quotidianamente nelle nostre scuole: la Finlandia ha imparato molto dalla pedagogia italiana.
In Finlandia fin dalle prime classi l’intento è quello di risvegliare e mantenere vivo l’interesse per la ricerca, l’apprendimento e la creatività. In particolare, i primi sei anni della scuola dell’obbligo si concentrano non tanto sulle materie, ma sulle domande dei bambini e delle bambine.
Allora, per concludere, credo che non si possa copiare un sistema scolastico, che sia cioè difficile trasferire altrove dei modelli, ma la concezione complessiva della scuola pubblica finlandese, ecco quella si può studiarla.
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