GENTE CHE SPERA, CONTRO CHI SPARA 04/20/09
In pochi mesi tre intimidazioni sono tante. Messaggi specifici da parte delle mafie nei confronti di Don Ciotti e di Libera, la quale su terreni confiscati alla mafia e alla ...
In pochi mesi tre intimidazioni sono tante. Messaggi specifici da parte delle mafie nei confronti di Don Ciotti e di Libera, la quale su terreni confiscati alla mafia e alla ‘ndrangheta ha dato vita ad una serie di cooperative agricole, gestite principalmente da giovani.
L’ultimo episodio venerdì a Monreale. Alcuni uomini si sono introdotti nei vigneti siti in un appezzamento appartenuto al mafioso Giovanni Simonetti, la cui gestione, dopo la confisca, è passata alla cooperativa “Lavoro e non solo”. I “picciotti” di Cosa Nostra hanno danneggiato circa il 70% dell’intera vigna destinata alla produzione di vino, con il probabile intento di distruggere il lavoro che fino ad ora l’associazione ha compiuto per contrastare la mafia.
Ma Don Ciotti già da alcuni mesi è stato preso di mira dalla criminalità organizzata, che a partire da dicembre sta utilizzando ogni tipo di pressione per frenare le sue attività. Già alla fine dello scorso anno, infatti, sono state rubate alcune attrezzature di una delle sedi della cooperativa, e altri macchinari sono stati sabotati.
Poi, lo scorso mese, nuovamente atti vandalici ai danni della cooperativa agricola Valle dal Marro a Gioia Tauro, nata sui terreni di proprietà del boss Mommo Piromalli e specializzata nella produzione di olio, peperoni e altri beni agricoli. Attrezzi rubati, croci e messaggi intimidatori lasciati nei pressi dell’azienda. Passano gli anni ma la simbologia è sempre la stessa. Stesse pratiche e stessa voglia di bloccare il Mezzogiorno ad un destino storicamente beffardo.
È in atto una controffensiva da parte delle organizzazioni mafiose, evidentemente preoccupate dai risultati che si stanno ottenendo nei campi della legalità.
Dopo i soliti attestati di solidarietà da destra a sinistra, ci si chiede nell’intimo della coscienza: Perché?
Perché ancora oggi molti ritengono che il problema “mafie” sia da debellare solo con le forze dell’ordine?
Perché alcuni politici affermano che le mafie “non esistono”?
Perché ministri della Repubblica Italiana hanno teorizzato la “convivenza” con le criminalità organizzate?
Perché l’Agenzia del Demanio (a livello centrale e periferico) ha ancora personale impreparato sulla gestione dei beni confiscati?
Perché invece di 120 giorni (legge 109/96) passano degli anni per la destinazione degli stessi beni a scopo sociale?
Perché?
Ai giovani impegnati quotidianamente nei campi di lavoro sui beni confiscati alle mafie vogliamo dire di continuare ad avere lo stesso coraggio dimostrato finora insieme alla consapevolezza di avere accanto un Mezzogiorno onesto, fatta di gente che lavora e che crede nei valori della democrazia, della libertà e della legalità.
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