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NON IN NOSTRO NOME! LE STUDENTESSE E GLI STUDENTI VERSO LO SCIOPERO GENERALE
Le politiche che il governo Renzi ci sta imponendo sono parte di una ricetta vecchia e fallimentare. Oltre tutti gli slogan e le promesse ci sono le stesse logiche che ci hanno trascinato nella crisi.
Si affida ai privati il compito di finanziare e indirizzare la scuola pubblica, si precarizza totalmente il mondo del lavoro, si fa il deserto dei diritti, dei servizi di welfare e delle tutele, si devasta l’ambiente e si saccheggiano i beni comuni. Ogni prospettiva di futuro dignitoso viene cancellata e ci dicono di fare tutto questo proprio in nome della nostra generazione. Non glielo possiamo permettere!
Mentre la disoccupazione giovanile supera il 43% con il Jobs Act il Governo continua sulla strada della flessibiltià estrema e della deregolamentazione, che è una causa e non una soluzione dei livelli di disoccupazione così alti. Non possiamo più permettere che la competizione si giochi al ribasso sulle nostre vite, né che la guerra tra poveri innescata dalle misure di austerità e amplificata dalle politiche falsamente redistributive di Renzi diventi terreno fertile per l’odio xenofobo e razzista, come sta accadendo in particolare in molte periferie delle nostre città.
Non possiamo permettere che con la Buona Scuola si trasformi la formazione in una palestra di precarietà, né che con lo Sblocca Italia e la legge di Stabilità si sottraggano risorse all’università e alla ricerca scientifica, mentre si continuano ad investire milioni in trivellazioni petrolifere, grandi opere inutili e dannose per i nostri territori.
Dopo la prima data di mobilitazione studentesca del 10 ottobre il 14 novembre ci siamo mobilitati per prendere parola direttamente, abbiamo costruito uno sciopero di chi finora – dentro e fuori dal mondo del lavoro – non ha avuto modo di praticarlo, abbiamo attraversato le città dal centro alle periferie e lungo tutte le 24 ore.
In queste settimane abbiamo occupato le nostre scuole e non abbiamo intenzione di fermarci: torneremo in piazza il 12 dicembre, durante la giornata dello sciopero generale, proprio perché non accettiamo che il Governo usi la contrapposizione tra presunti “garantiti” e non garantiti per livellare verso il basso i diritti di tutti.
L’imminente approvazione definitiva da parte del Senato del Jobs Act forza pesantemente il dibattito democratico del Paese ed ignora chi come noi è sceso in piazza in questi mesi per rivendicare misure di welfare realmente universali, un reddito minimo, investimenti concreti per l’istruzione e la ricerca.
Dal blocco del Senato di oggi, dove siamo stati oggetto di una tanto dura quanto ingiustificata repressione, rilanciamo affermando personalmente e collettivamente “non in mio nome”, perché ora è il momento di risposte nuove, quelle che abbiamo elaborato dalle scuole e dalle università e che porteremo ancora una volta nelle piazze e nelle strade delle nostre città, contro (e oltre) il teatrino del Governo che dietro hashtag e anglicismi cela la solita vecchia politica sorda alle istanze dal basso.
La flessibilizzazione del contratto a tempo indeterminato e l’eliminazione delle tutele contro licenziamenti ingiusti, demansionamenti e controllo?#noninmionome!
Pretendiamo l’abolizione delle forme di contratto precarie e l’estensione dei diritti a tutte e tutti i lavoratori.
L’eliminazione dell’obbligo di causalità per i contratti a termine e la possibilità di rinnovarli ad oltranza, tenendo i lavoratori sotto ricatto fino a 9 anni? #noninmionome!
Pretendiamo un reddito di base che ci restituisca autonomia sociale e ci permetta di rifiutare il lavoro sottopagato, gratuito, senza dignità.
Ammortizzatori sociali che escludono la maggior parte dei lavoratori precari e intermittenti anche a causa delle scarse risorse statali disponibili? #noninmionome!
Pretendiamo un welfare universale e non assistenziale, vogliamo la possibilità di emanciparci dalle nostre famiglie e il riconoscimento reale del diritto allo studio, di quello alla genitorialità e alla previdenza, combattendo realmente le disparità di genere presenti anche nel mondo del lavoro.
#labuonascuola che spalanca le porte alle imprese private e offre loro lavoro gratis in forma di stage e apprendistato e manodopera a basso costo e senza tutele? #noninmionome!
Pretendiamo l’istruzione gratuita fino a 18 anni e la possibilità che la conoscenza libera orienti il modello produttivo e di sviluppo, senza subalternità agli interessi delle aziende.
La valutazione come strumento per classificare e mettere in competizione le scuole, come arma per aumentare l’autoritarismo di presidi-manager e per imporre differenze salariali tra i docenti? #noninmionome!
Pretendiamo che le scuole siano laiche e democratiche, spazi di protagonismo per i bisogni degli studenti e non terreni dove sperimentare forme nuove di controllo sulle nostre coscienze e sui nostri corpi.
Fondi per le scuole private e tagli all’autonomia scolastica e al fondo di finanziamento ordinario delle università nella legge di stabilità? #noninmionome!
Pretendiamo il rifinanziamento della scuola e dell’università pubblica, solo così si ferma l’espulsione di massa degli studenti dai luoghi di formazione.
Meno 50.000 borse di studio grazie ai vincoli del Patto di stabilità e l’aumento continuo del dramma degli idonei non beneficiari? #noninmionome!
Pretendiamo che studiare sia un diritto di tutti e non un lusso per pochi, serve un sistema di welfare studentesco capace di abbattere le disuguaglianze e garantire a tutti pari opportunità.
La definitiva precarizzazione di tutti i ricercatori e i dottorandi, l’ulteriore diminuzione degli investimenti in Ricerca e sviluppo? #noninmionome!
Pretendiamo che si investa almeno il 3% del PIL nella ricerca, come accade nel resto d’Europa, lo sblocco del turn-over, un piano industriale che metta al centro la riconversione del nostro modello di sviluppo in una chiave di sostenibilità sociale ed ecologica.
Il via libera alle trivellazioni per l’estrazione di combustibili fossili e alla costruzione di nuovi inceneritori per gestire il ciclo dei rifiuti, come previsto dallo Sblocca Italia? #noninmionome!
Pretendiamo un piano straordinario di piccole opere per la riqualificazione dei territori, a partire dagli interventi di messa in sicurezza e di bonifica fino agli investimenti nelle energie rinnovabili e nel riutilizzo degli scarti della produzione.
Una legge di stabilità che diminuisce le tasse per le imprese mentre stanzia risorse insufficienti per l’estensione del sostegno al reddito ai milioni di precari e disoccupati, aumenta la tassazione per i lavoratori autonomi e prevede nuovi tagli agli Enti Locali che si riverseranno negativamente sulla spesa sociale? #noninmionome!
Pretendiamo un piano industriale in grado di creare buona occupazione, una manovra veramente anti-ciclica e non un testo in continuità con le politiche d’austerità.
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