Spending Review? Si continua a distruggere l’istruzione. 07/04/12
AGGIORNAMENTO – 7 luglio 2012 Veniamo a conoscenza, dalle notizie apparse oggi a mezzo stampa sulla spending review, di una serie di informazione confuse: il governo, dopo le oltre 7 ...
AGGIORNAMENTO – 7 luglio 2012
Veniamo a conoscenza, dalle notizie apparse oggi a mezzo stampa sulla spending review, di una serie di informazione confuse: il governo, dopo le oltre 7 ore di Consiglio dei Ministri, pare aver modificato almeno in parte la prima bozza di testo.
Come studentesse e studenti siamo preoccupati per la situazione di scuola e università, pretendiamo chiarezza dal ministro dopo il vergognoso comunicato apparso ieri sul sito del Miur malgrado sembri che i tagli di 200 milioni al FFO siano stati cancellati, non riteniamo questo sufficiente rispetto alla gravosa situazione in cui versa l’università italiana. ll FFO previsto per il 2013 è di 6,45 miliardi, pesantemente ridotto a seguito dei tagli della Gelmini con la legge 133 rispetto ai 7,4 mld del 2009. I fondi attuali non saranno mai sufficienti per garantire il regolare svolgimento dei corsi e delle attività.
Inoltre, per quanto il ministro cerchi di giustificare il trasferimento alle scuole e alle università private mostrando come rispetto agli anni precedenti si tratti di una diminuzione della spesa, non ci riteniamo soddisfatti. Infatti crediamo sia indispensabile garantire l’adeguato funzionamento del sistema di istruzione pubblica, oggi pesante tagliato nei suoi trasferimenti e crediamo che scuole o atenei privati non debbano ricevere fondi dal sistema pubblico.
Per quanto sia positivo lo stanziamento di 90 milioni sul fondo per il diritto allo studio esso rischia di essere uno specchietto per le allodole rispetto alle necessità reali del diritto allo studio nel nostro paese, infatti, malgrado questo trasferimento, per l’anno prossimo a bilancio sono ad oggi presenti 103 milioni (compresi i 90 assegnati dalla spending review), mentre l’anno scorso eravamo a 170 milioni e nel 2009 a 246 milioni, cifre che comunque non hanno mai consentito la copertura totale delle borse di studio. Riteniamo sbagliato che il ministero cerchi di coprire questi mancati investimenti dello stato sul welfare studentesco con gli aumenti delle tasse regionali che saranno in vigore dal prossimo anno e andranno a finanziare il diritto allo studio.
Rifiutiamo questi tagli mascherati pensiamo che per uscire dalla crisi sia necessario per il paese investire nella conoscenza e non cercare in ogni modo di tagliare gli investimenti sui saperi. Crediamo che il ministro debba chiarire immediatamente le sue scelte in materia di finanziamento a scuola e università e ribadiamo che contro qualsiasi taglio alla spesa pubblica e al sistema della formazione saremo sempre in piazza.
Siamo assolutamente contrari a qualsiasi ulteriore taglio all’università e alla scuola pubblica che in questi anni hanno già subito notevoli riduzioni di finanziamento: la legge 133 del 2008 ha tagliato 8 miliardi alle scuole pubbliche e 1,5 miliardi agli atenei in 5 anni. Gli effetti di questi tagli sono stati evidenti: diminuzione dell’offerta formativa, tagli sui servizi agli studenti, aumento delle tasse universitarie e dei contributi familiari nelle scuole, difficoltà nel portare avanti l’amministrazione ordinaria, impossibilità di compiere qualsiasi investimento. In questo quadro ci appare grottesco che ai tagli all’istruzione pubblica si accompagnino invece 200 milioni di finanziamento alle scuole non statali.
“Il governo, invece di investire su scuola e università per cercare un’uscita dalla crisi in cui il paese versa,– dichiara Luca Spadon, portavoce di Link-Coordinamento Universitario –preferisce tagliare i fondi all’università pubblica per investire sulle scuole private. Il ministro Profumo aveva recentemente dichiarato che non ci sarebbero stati nuovi tagli, ma le prime bozze di spending review ci mostrano come questo esecutivo sia in continuità con il precedente e non abbia remore a tagliare gli investimenti sulla conoscenza”.
“Siamo sconcertati dalla scelta del governo di tagliare sulla formazione pubblica e investire sulle scuole private – dichiara Mariano di Palma, coordinatore dell’Unione degli Studenti – in questi mesi l’esecutivo ha infatti varato provvedimenti che aumentavano le tasse universitarie e non ha investito sul diritto allo studio. Riteniamo che sia ad oggi prioritario dare una borsa di studio a tutti coloro che ne hanno diritto e non la ricevono, invece di continuare ad investire sulle scuole private”.
Questo governo invece di pensare ad investire sul futuro dei giovani ed a ridurre la disoccupazione giovanile (che oggi ha raggiunto il 36%, il dato più alto nella storia), scrive una riforma del lavoro che precarizza ulteriormente il futuro di tanti giovani e taglia i fondi alla formazione pubblica, impedendo così di fatto a tanti studenti di poter aver accesso ad una formazione di qualità, annullando le possibilità di un miglioramento della propria condizione sociale e lavorativa.
“Se questi tagli fossero confermati, la spending review si rivelerebbe una vergognosa operazione di tagli al finanziamento al sistema pubblico – dichiara Federico Del Giudice, portavoce della Rete della Conoscenza – si riduce drasticamente la spesa sulla formazione, mentre non vengono tagliate le spese militari. Crediamo che queste misure di austerity portino solo ad un peggioramento della crisi nel nostro paese: il governo deve sapere che se confermerà queste misure, gli studenti torneranno in piazza come è accaduto negli ultimi per difendere la scuola e l’università pubblica e per non pagare i costi di una crisi che non hanno creato”.
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