Dopo l’ennesimo rinvio, il disegno di legge su La Buona Scuola è stato presentato giovedì 12 marzo in un nuovo Consiglio dei Ministri. La mattina stessa il Paese è stato attraversato da 40 cortei studenteschi che ne chiedevano il ritiro, proponendo delle alternative e lottando per un futuro che non faccia rima con precarietà e austerità. Tantissimi a colpo d’occhio hanno espresso sdegno per le linee del nuovo disegno di legge; quasi tutti, con occhi più attenti, hanno confermato le criticità profonde di una riforma che, per molti versi, completa quello che i governi Berlusconi non erano riusciti a fare. E meno male che tanti, tra le fila dell’attuale Governo, negli anni della Gelmini e dell’Aprea avevano sostenuto le lotte studentesche e del mondo della scuola contro la privatizzazione sostanziale del sistema formativo. Ma si sa: coltivare la memoria, per una politica al soldo dei poteri forti e delle lobby, rappresenta un problema. Per fortuna c’è chi non dimentica, chi crede che esistano ancora dei principi fondamentali per costruire una scuola giusta, chi crede che si possano avviare dei percorsi reali di democrazia. Eppure il Governo non ascolta nessuno, procede a tappe forzate imponendo oltretutto dei tempi stringenti alla discussione parlamentare. Al di là della pessima gestione, sulla quale torneremo dopo, occorre chiarire l’obiettivo che sta perseguendo Renzi. A 5 anni dalla sconfitta del movimento universitario e dalla messa in campo della legge Gelmini, si vuole frantumare il sistema scolastico pubblico al pari di quello universitario. La valutazione e il merito diventano strumenti di selezione feroce per far competere sulla miseria, la gestione viene centralizzata nelle mani del preside-manager e il contesto territoriale, sociale ed economico, determina la qualità di ogni singola scuola. Non che ora la scuola sia perfetta, non che ora il sistema riesca a garantire a tutti pari opportunità indipendenetemente dal contesto. Di certo però il Governo non ha come priorità una risoluzione positiva delle disuguaglianze. Semplicemente le accetta e le inasprisce, senza garantire cospicui investimenti a livello centrale e legando tutto alla capacità di ogni singola scuola di rendersi appetibile agli interessi dei privati. E allora il dato è tratto: sarà legittimato pienamente un sistema binario diviso tra scuole di qualità e scuole “parcheggio” o di serie B. Basta guardare la situazione universitaria e si capisce qual’è la direzione che si vuole intraprendere. Una cosa accumunerà scuole di serie A, B e Z: i costi sempre più alti che ogni famiglia dovrà sostenere, anche attraverso il 5 per 1000, se vorrà garantire semplicemente l’attività ordinaria. Dietro l’evocazione di una nuova autonomia scolastica, completamente svilita e distorta, si nasconde la legittimazione della gerarchizzazione tra scuole ed un inasprirsi del classismo. Al contempo si pensa a continuare ad agevolare le scuole private e chi le frequenta.
Il Ddl, come si può leggere nelle nell’analisi che abbiamo prodotto, non assegna alla discussione parlamentare tutti i temi. Difatti ne vengono delegati tantissimi al Governo, sottraendoli di fatto alla discussione parlamentare. Un atteggiamento inaccettabile, considerando peraltro i temi importanti e nodali come quello del diritto allo studio o della riforma del Testo Unico del ‘94. Dopo una consultazione populista e tendenziosa, Renzi vuole assumere la delega a legiferare su pilastri portanti forzando al contempo il dibattito parlamentare. E’ in atto una forzatura democratica troppo forte che merita risposte altrettanto forti e quanto più unitarie e di massa. Occorre continuare a farsi sentire e contemporaneamente costruire dal basso un’altra idea di scuola e di Paese. Ci stiamo provando attraverso la lotta per la messa in discussione della LIP e l’apertura di un dibattito sulle 7 priorità per un’Altra Scuola, ma è necessaria una presa di responsabilità da parte di tutti, perché stiamo giungendo ad un punto di non ritorno.
Nelle pagine seguenti esponiamo un primo commento che si basa sulle dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi durante la conferenza stampa del 12 marzo 2015 a Palazzo Chigi e dalla lettura di un testo del Ddl diffuso in rete. In attesa di leggere il Ddl definitivo, che verrà presentato il 23 marzo, è utile provare a capire cosa nasconde la riforma del Governo, anche perché quasi certamente poco o nulla cambierà rispetto al testo che è già circolato. Abbiamo pertanto analizzato gli articoli principali.
Sfoglia qui sotto la guida critica al Disegno di Legge:
Sfogliala qui sotto l’Altra Scuola:
Di seguito gli interventi della conferenza stampa del 10 marzo:
Danilo Lampis (UdS): http://youtu.be/1tlSas4L1Tk
Martina Carpani (UdS): http://youtu.be/K_M53IXBksE
Giacomo Zolezzi (UdS): http://youtu.be/u9M0_3KToOM
Ilaria Iapadre (UdS): http://youtu.be/zda-GtUPANw
Maurizio Landini (FIOM): http://youtu.be/_nmpGJJErkY
Nichi Vendola (SEL): http://youtu.be/pmjZQNxg6DM
Domenico Pantaleo (Flc Cgil): http://youtu.be/5BcN_lYQfGE
Maria Mussini (Gruppo Misto): http://youtu.be/tbY1tYSzPdc
Marina Boscaino (Comitato per la riproposizione della Legge d’Iniziativa Popolare per la Buona Scuola per la Repubblica): http://youtu.be/-0qRNtdIyFg
Silvia Chimienti (Movimento 5 Stelle): http://youtu.be/vfmiS_XTC3M
Alessia Petraglia (SEL): http://youtu.be/4k91yj5wHGo
Angela Nava (CGD): http://youtu.be/QSNBxx9M9fA
Andrea Ranieri (PD): http://youtu.be/aaDBMajnJdI
Stefano D’Errico (UNICOBAS): http://youtu.be/B_RF5pmc4M8