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Costruiamo un movimento internazionale! 10/06/11

Abbiamo scritto una lettera-appello rivolta alle tante reti e realtà di movimento, sindacati degli studenti, gruppi organizzati, accampate e piazze occupate, con cui siamo entrati in contatto, a cui guardiamo ...


Abbiamo scritto una lettera-appello rivolta alle tante reti e realtà di movimento, sindacati degli studenti, gruppi organizzati, accampate e piazze occupate, con cui siamo entrati in contatto, a cui guardiamo con interesse, a cui siamo solidali.

Il testo della lettera è disponibile in queste lingue:

Ecco il testo della lettera-appello in Italiano:

Tre anni fa è esplosa la bolla finanziaria ed è così iniziata la più grande crisi economica degli ultimi decenni. Il sistema sociale ed economico che negli ultimi trent’anni è stato presentato come l’unico possibile si è rivelato per quello che è: un sistema che ha aumentato le disuguaglianze sia a livello globale sia a livello locale, un sistema che mira a distruggere i diritti dei lavoratori e lo stato sociale, un sistema che favorisce l’1% più potente a discapito del restante 99%.

Gli stati sono quindi intervenuti, hanno salvato le banche e ora ch

iedono ai cittadini di pagare il conto della crisi e del mantenimento di un sistema economico e sociale che si è dimostrato insostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Ad una crisi originata dal neoliberismo non si è esitato a rispondere con più neoliberismo: più privatizzazioni, più tagli alla spesa pubblica, meno diritti, più precarietà sul lavoro. Ne sono un esempio le manovre imposte dalla BCE a Grecia, Italia, Spagna e Portogallo e le misure del governo statunitense per evitare il default tecnico.

Il mondo della formazione è stato in questi anni un laboratorio privilegiato per sperimentare quelle misure che ora vengono proposte alla società intera: tagli che minano la stessa esistenza di un sistema di istituzione pubblica, mercificazione del sapere, smantellamento del diritto allo studio, aumento della tassazione universitaria, eliminazione degli spazi di democrazia.

Nell’ultimo anno in tanti sono scesi in piazza in tanti paesi del mondo, in momenti diversi, con parole d’ordine diverse, ma con un obiettivo comune: riprendersi un futuro che è stato loro tolto dalla

dittatura finanziaria, da quell’1% che riesce a contare molto più di noi che siamo il 99%. Le mobilitazioni studentesche in Italia, Regno Unito e Cile, l’occupy Wall Street, le acampadas spagnole, le manifestazioni greche e portoghesi hanno detto con parole diverse la stessa cosa: vogliamo contare più dei profitti di qualcuno.

Per questo il 15 ottobre, siamo scesi tutti in piazza insieme, in 79 paesi, per chiedere un cambiamento globale. Le battaglie importantissime che ognuno di noi combatte nel suo paese rischiano di essere parziali di fronte ad una crisi globale e ad un potere finanziario che ci considera dei costi che possono essere sacrificati per poter continuare a speculare. La giornata del 15 non deve dunque rimanere un momento isolato, ma deve essere l’inizio di una mobilitazione a livello europeo e internazionale per la democrazia reale, per un modello di sviluppo che metta al centro le persone e non i profitti.

Così come la formazione è stata luogo di attacco privilegiato da parte del neoliberismo in questi anni, così bisogna avere la forza per far partire dalle scuole e dalle università un movimento europeo e internazionale che non si limiti a rispondere a questo o quell’attacco, ma che contesti direttamente un sistema che si è dimostrato assolutamente incompatibile con l’idea di sapere libero e di istruzione pubblica.

Il 17 novembre, data internazionale del diritto allo studio, potrebbe essere una prima data in cui tutti insieme dimostriamo che le battaglie che ognuno di noi ha combattuto contro il suo governo in questi anni sono in realtà pezzi di una lotta più grande e che siamo disposti a combatterla insieme.

Gli studenti e le studentesse della Rete della Conoscenza


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